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Paolo Becchi e la mortalità da coronavirus, analisi controcorrente: i numeri non sono così tragici come dicono governo e virologi

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
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Mentre il governo sfrutta al meglio il virus per mantenersi vivo a scapito nostro, conviene fare un analisi disincata dell' epidemia. Occorre scegliere dei dati e come riferimento possiamo partire dai 232mila decessi di media negli ultimi quattro anni tra gennaio e aprile, chiedendoci se e di quanto quest' anno li si sia superati.In Italia i decessi annuali variano tra 630 e 650mila e nel periodo invernale hanno una oscillazione che può essere anche di 20 o 25 mila in più o in meno. La questione è se quest' anno siano veramente molti di più come tutti immaginano sentendo parlare di 26 mila decessi da Coronavirus e poi anche di altri decessi non rilevati.

 

 

 

In Francia questo confronto è stato presentato dal prof. Didier Raoult dell' Istituto di malattie infettive di Marsiglia (l' epidemiologo con un indice Hirsch massimo al mondo di 175, in base al numero di citazioni di pubblicazioni scientifiche). Raoult sostiene anche lui la tesi che, dal punto di vista della mortalità cumulativa a livello nazionale, quest' anno non c' è una situazione eccezionale, perché in Francia nel periodo invernale, quindi dicembre-marzo, il totale dei decessi di questa stagione "con Coronavirus" era 216mila contro 218mila, 224mila e 223mila negli anni precedenti.

Città campione - In Italia si devono fare estrapolazioni per ottenere una stima del totale nazionale dei decessi per l' anno 2020 perché l' Istat non fornisce il dato nazionale se non dopo oltre quattro mesi. Finora nessuno lo ha fatto e si citano invece sempre delle percentuali di aumento della mortalità del 70 o 80%, che l' Istat ricava però solo da un campione di città del Nord tra marzo e inizio aprile. Questo campione ora è stato allargato a un numero maggiore di Comuni, il 32%, ma scelti con il criterio della mortalità superiore alla norma del 20%. La questione che poniamo è quanti siano i decessi quest' anno rispetto agli altri anni. Dato che sentiamo parlare di 26 mila decessi "da Coronavirus" e molti articoli parlano di molti altri decessi per Coronavirus non rilevati, l' impressione che l' opinione pubblica riceve è che quest' anno la mortalità sia molto in eccesso rispetto agli altri anni, quindi di almeno 26 mila morti in più o forse anche 40 mila morti in più (se fosse vero che molti non sono rilevati).
Come però anche Marina Davoli e Paola Michelozzi sono costretti a riconoscere "il decremento invernale, prima dell' epidemia, e l' incremento dei mesi di marzo e aprile, in qualche misura si sono compensati", per cui il saldo da inizio anno a livello nazionale dovrebbe essere inferiore a quello dei 25 mila morti attribuiti al Covid.
Occorre tenere presente che la mortalità nella stagione invernale oscilla tra 8 e 26 mila decessi da un anno all' altro. Nei mesi invernali si verificano oscillazioni di 20 mila decessi da un anno all' altro anche in un singolo mese, dovuti quasi tutti a polmoniti, la cui media di morti è di 18mila l' anno.
Da una parte allora ci sono notizie per le quali la mortalità da coronavirus sarebbe più alta perché alcuni decessi avvenuti in casa non vengono rilevati, dall' altra va rilevato che la mortalità stagionale quest' anno in Italia (e in tutto l' Occidente in realtà) era molto più bassa della norma.
Come capire allora quale sia la situazione reale emergenza? I dati dell' articolo sopra citato di Davoli e Michelozzi su un campione di 10 città del Nord indicano 2,624 morti in più da inizio anno al 7 aprile. Se si fanno assunzioni in base alla percentuale di popolazione del Nord campionata e quella restante e alla mortalità relativa delle varie province su base storica, si può stimare il totale del Nord intorno a 13 mila morti in più da inizio anno. Andrebbe stimato cosa succeda nei restanti 23 giorni di aprile se si usano i dati delle due autrici che si fermano al 7 aprile, ma dato il calo dei ricoveri in terapia intensiva, ora sui 2,100 in tutta Italia, può essere che l' effetto di mortalità eccessiva (rispetto alla media storica) sia ormai minimo.
Quindi ci sarebbe una stima di circa 13 o forse 14 mila morti in eccesso a livello nazionale da gennaio ad aprile, rispetto ad un dato medio degli ultimi quattro anni di 232 mila morti, cioè un +7% circa in Italia quest' anno. Se poi nel resto dell' anno non si verifica un' altra ondata di polmoniti di questo genere, rispetto alla media dei 640-650 mila decessi annuali l' incremento sarebbe inferiore al 3%. In sintesi, sulla base dei dati riportati dalle due autrici, si ha un effetto stimabile intorno a 13-14 mila morti "in eccesso" che è un incremento del 7% circa su base stagionale (4 mesi) e di meno del 3% su base annuale in Italia.

Effetto lockdown - Si può obiettare che è stato il lockdown "stile Wuhan" adottato in Italia dall' 11 marzo a ridurre la mortalità e senza questo i morti avrebbero potuto essere decine di migliaia in più. Va allora ricordato che in media i decessi avvengono dopo circa 20 giorni dal contagio, per cui è solo dall' 1 o 2 aprile che (in media) si può dire che il lockdown ha avuto effetto sulla mortalità. Dal momento che i dati di cui si parla arrivano al 7 aprile, sono circa 5 i giorni in cui si è sentito l' effetto.
Una verifica si potrebbe fare usando l' esempio del Paese criticato perché non ha chiuso neanche le scuole, la Svezia. Questo modello indicava per la Svezia una curva di decessi che saliva fino a giugno, invece ha raggiunto il massimo e declina da inizio aprile come in Italia. In Svezia la mortalità complessiva sinora è di 217 per milione di abitanti, in Italia di 430.
Dato allora che in Italia stiamo autoinfliggendo ai cittadini, alla società e all' economia un danno paragonabile a quello di una guerra, bisogna, a nostro avviso, tenere presente che la mortalità che lo dovrebbe giustificare non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di una guerra.
L' emergenza economica farà molti più danni di quella epidemiologica.
Dallo Stato terapeutico passeremo alla civiltà della carestia. Distruggere 200 o 300 miliardi di reddito annuale farà soffrire milioni di italiani che finiranno in miseria e povertà.

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