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Silvia Romano, la fondatrice dalla Onlus: droga e violenza sui bimbi, la testimonianza sul villaggio in Kenya

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Dopo il ritorno a casa di Silvia Romano, l’onlus Africa Milele avrà molto da spiegare: la procura di Roma indaga sull’associazione, che non avrebbe adottato alcun protocollo di sicurezza per proteggere la ragazza. La fondatrice Lilian Sora si è difesa in un’intervista rilasciata a Repubblica e ha anche sganciato una bomba a metà: “Certo che so chi ha tradito Silvia”, ha dichiarato senza però fare nomi o allusioni. “L’ho detto soltanto a familiari e inquirenti. Ho fatto le mie indagini, non per cercare di liberare Silvia ma per capire cosa fosse successo. E penso di averlo scoperto”. Una scoperta che però Lilian non ha voluto condividere pubblicamente, e quindi per ora non si può far altro che congetture: una riguarda i masai, che erano a guardia del villaggio di Chakama, dove Silvia è stata rapita.

 

 

Le parole della fondatrice della onlus sembrano però escludere una complicità dei masai: “Il villaggio era tranquillo, non ci saremmo mai aspettati quello che è successo. Al massimo poteva passare qualcuno con troppo liquore di cocco in corpo, niente più, e ci pensava il masai”. Quest’ultimo era armato di machete e si occupava di istruire i volontari che arrivavano dall’Italia per vivere l’Africa “vera”, quella rurale: “Hanno una grande energia, è bello poterli accogliere ma uno si faceva i selfie nel campo di marijuana, l’altro lo scopri ‘affettuoso’ coi bambini, un altro ancora… lasciamo perdere, ci domandavamo se fosse meglio avere solo cooperanti”. Inoltre Lilian ha spiegato che ogni volontario prima di partire firmava un regolamento, ma l’ipotesi di rapimento o assalto violento non era contemplata: “Non ci abbiamo mai pensato. Se conoscete quel villaggio e la sua gente capireste”. 

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