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Link university, progetti di ricerca finti per cumulare crediti fiscali. Perquisizioni e 14 indagati, c'è anche il rettore

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Nuova bufera, dopo lo scandalo Russiagate e gli "esami facili", sulla Link University. La guardia di finanza ha seguito una serie di perquisizioni e acquisizioni di atti alla Link University di Roma nell'ambito di un'indagine coordinata dalla procura di Roma in cui sono indagati a vario titolo 14 persone in rapporti diretti e indiretti con l'ateneo. Dall'inchiesta, secondo quanto si apprende, emergerebbe che la Link e il 'Consortium for research on intelligence and security services' avrebbero simulato l'esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo che avrebbero loro consentito di godere di crediti fiscali. 

Tra i nomi degli indagati spiccano il rettore  Claudio Roveda, il presidente della società di gestione Gem Vanna Fadini, il membro del Consiglio d'amministrazione e presidente della scuola per le attività Undergraduate e Graduate Carlo Maria Medaglia, il direttore generale Pasquale Russo. 

 

Secondo gli inquirenti la Link e il Consortium avrebbero simulato  l'esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo per maturare "inesistenti crediti di imposta che avrebbero poi utilizzato in compensazione in occasione del versamento delle imposte da loro dovute". Le società hanno poi "ottenuto indietro parte del denaro versato alle società commissionarie attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti con conseguenti movimenti finanziari di rientro delle somme originariamente versate". 

L'indagine nasce da una serie di informative del nucleo di polizia economico finanziaria di Firenze e Roma e dell'Agenzia delle Entrate. Alla Link i finanzieri stanno acquisendo documenti contabili ed extracontabili, computer, server, agende, documenti bancari, registrazioni di videoconferenze. Tutto materiale che sarà necessario a ricostruire le modalità e i soggetti coinvolti nei progetti di ricerca e sviluppo messi in piedi dalla Link e dal Consortium. 

A maggio si erano chiuse le indagini sui presunti “esami facili”, con l’iscrizione nel registro degli indagati di 71 persone. 

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