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Papà riconosce lo smemorato

"È mio figlio Carlo"

Silvia Tironi
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Il mistero di Giorgio lo smemorato è stato svelato: si chiama Carlo ed è di Muggiò, in provincia di Milano. Lo ha riconosciuto suo padre, dopo che il 30enne è stato ripreso dalle telecamere dei telegiornali mentre lanciava un appello: "Non ricordo chi sono, se qualcuno mi conosce si faccia vivo per piacere". Il giovane si era presentato lo scorso 25 ottobre all'ospedale San Gerardo di Monza in preda ad un'amnesia. E da quel giorno è ricoverato nel reparto di Psichiatria a causa di un'amnesia dissociativa psicogena. Dato che da quel giorno nessuno ha chiesto di lui, sono stati gli stessi medici del reparto a chiedere se fosse d'accordo a lanciare un appello. Questa mattina, finalmente, qualcuno di è fatto vivo. Il padre racconta che Carlo è un operaio ed è nato il 12 maggio 1979. La storia - A raccontare la storia, è il dottor Enrico Biagi, psichiatra dell'ospedale monzese che ha in cura lo sconosciuto. «Il 25 ottobre in tarda serata è arrivato al Pronto soccorso un uomo che ci ha detto di non sapere chi fosse. Addosso aveva soltanto un borsellino con alcuni spiccioli che lui stesso ci ha detto di aver preso per uscire di casa a comprare il giornale; nessun documento, né cellulare». Secondo il racconto dello stesso paziente che inizialmente si qualifica come “Giulio” ma che poi i medici battezzano Giorgio su sua stessa richiesta, nella mattinata stava camminando per strada quando è stato colto da malore con conseguente perdita della vista e di equilibrio. A quel punto si è aggrappato ad un cancello in stato quasi incosciente e, quando si è ripreso pochi minuti dopo, non ha più riconosciuto il luogo dove si trovava e ha iniziato a vagare alla ricerca di un segnale “amico”. Ma nulla. «Fino a che ha incontrato alcuni giovani e ha chiesto loro di indicargli il Pronto Soccorso più vicino - ha proseguito - così è arrivato qua: per tre giorni è stato ricoverato in pronto soccorso per verificare se avesse subito traumi o se avesse problemi fisici, poi è stato trasferito in Psichiatria». La patologia nella quale è incorso l'uomo è rarissima: il più delle volte segue ad un trauma e il medico in dieci anni di lavoro ammette di non averla mai conosciuta e curata. Ma cosa si può fare? «Attualmente stiamo tenendo con lui dei colloqui in tutta tranquillità - ha continuato Biagi - per capire se pian piano ricomincia a ricordare qualche elemento». Il suo amore per la bicicletta e un percorso che passando per Agrate va da Concorezzo a Cremona (lui dice di percorrerlo in 70 minuti ma a detta dei medici è una sua proiezione fantasiosa della realtà, ndr), la sua passione astrofila e i due telescopi: questi gli unici ricordi emersi nell'uomo. Una cosa è certa: nessuno lo ha cercato e infatti lui stesso temendo di essere solo, ha lanciato un appello ad amici e conoscenti, è certamente incensurato e sconosciuto alle forze dell'ordine ed è colto e ben vestito. «Qualcuno mi aiuti», ha detto lui stesso ai medici. «Speriamo che con l'aiuto dei media riusciamo a scoprire noi stessi qualcosa di più - ha concluso - anche perché la circostanza della mancanza di documenti kafkiana e siamo quasi certi che non si tratti di un simulatore, perché, se così fosse, sarebbe davvero un genio».

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