Bersani: "Siamo l'alternativa"
Nessun rimpianto per Rutelli
Rosy Bindi è stata eletta presidente del Partito Democratico dall'assemblea dei mille delegati riunita alla Fiera di Roma. MarinaSereni e Ivan Scalfarotto vicepresidenti. Enrico Letta vicesegretario.E Pier Luigi Bersani è stato ufficialmente proclamato segretario del Pd. "Noi siamol'alternativa". Con le parole di Pierluigi Bersani e l'Inno di Mameli si sonoaperti a Roma i lavori dell'assemblea nazionale del Pd, che ha ufficialmenteproclamato Bersani segretario del Partito Democratico. «Ho detto più volte chenon credo al partito di un uomo solo ma ad un collettivo di protagonisti. Sobene che la formazione di un collettivo deve avere forme nuove e contemporaneema rinunciarvi, per un partito popolare, non sarebbe andare avanti, sarebberegredire. Dunque – ha aggiunto - mi rivolgo a voi non come ci si rivolge aduna folla ma come ci di rivolge al largo gruppo dirigente del nostro partitocorresponsabile – sottolinea - con me di questa nostra straordinaria avventura».Bersani lancia quindi un appello al suo partito: costruire il partito epreparare l'alternativa. «Compiti questi, aggiunge il nuovo segretario, «cherichiedono un lavoro importante per durata e profondità. Inutile cercarescorciatoie o immaginare strade senza inciampi» Riforma istituzionale - «Rifiutiamo l'idea che il consenso venga primadelle regole e che la partecipazione democratica significa eleggere un capo,rivendichiamo un modello parlamentare rinnovato, rafforzato e efficiente». Nelsuo intervento all'assemblea del Pd, Bersani ha subito messo in campo la suaproposta di riforma istituzionale «che non affidiamo al cosiddetto dialogo,parola malata e ambigua, ma al confronto trasparente nelle sedi proprie: ilParlamento». Bersani ha sintetizzato la proposta Pd in quattro punti:«Superamento del bicameralismo perfetto, Senato federale, riduzione del numerodei parlamentari, rafforzamento delle funzioni reciproche di governo ePalermo»; «attuazione dell'art. 49 della Costituzione»; «nuova legge elettoraleche consenta ai cittadini di scegliere i parlamentari» e «nuove norme sui costidella politica». Il segretario del Pd ha sottolineato: «Non pretendiamo diimporre queste priorità ma non accettiamo che l'agenda delle riforme ci fossesemplicemente dettata da altri». Quanto alla giustizia, il nuovo leader piddinolancia subito una frecciata a Silvio Berlusconi: dice sì alla riforma dellagiustizia, ma «a partire dai problemi dei cittadini e non sulle situazionipersonali del presidente del Consiglio, con l'aggressività e la volontà dirivincita contro il sistema giudiziario e la magistratura». Quindi smorza l'ottimismodel Cavaliere in materia di crisi economica: che secondo Bersani non è affattosuperata, «ed è bene che il governo ne prenda atto e adotti le misurenecessarie per fronteggiarla: parli con un linguaggio di verità. Nessuno vuolfare il pessimista o il catastrofista, pretendiamo semplicemente che siriconosca che abbiamo un problema serio che non si risolve da sé. Davanti aun'assunzione di responsabilità da parte del governo, noi non ci sottrarremmoai problemi, ma se continuano a dirci che il problema non c'è o che si può aggiustarecon palliativi, diventa difficile discutere. Il governo non presenti unaFinanziaria fatta di segnali irrilevanti: servono misure vere». Altro grave problema per l'Italia, sottolinea, è quello del lavoro: «Il lavoro è il problema numero uno del Paese e il primo impegno delnostro partito», ha detto il segretario. Il Pd si concentrerà suquattro punti: politica dei redditi contro l'impoverimento; garantiresoglie minime di reddito; l'ingresso al lavoro dei giovani; uno sguardosul sistema pensionistico alla luce dei suoi effetti sulle nuovegenerazioni; rivedere la legge sull'immigrazione e la cittadinanzaperché «il Pd è un partito che sta con chi bussa alla porta e non conchi la tiene chiusa». E una stoccata non è negata neppure alla Lega Nord, sostenitrice, a detta del Pd, di un «federalismo delle chiacchiere. Non si pensi, a cominciare dalla Lega, di poter raccontare qualsiasi favola con noi che stiamo zitti». Il segretario del Pd convoca quindi «come prima iniziativa di mobilitazione del partito un'assemblea di mille amministratori» democratici. Il nuovo centrosinistra - "Il Pd si rivolgerà a tutto ilcentrosinistra senza trattini o distinzioni di ruoli e senza pretese di esclusività e con lalegittima ambizione di crescere e farci più forti. Il Pd non è una coperta da tirare e nonpuò restare inchiodato a parole passate come fossero le figurine Panini di uncampionato di quindici anni fa". Per Bersani "nella capacità attrattiva di un partitò ci sonotante cose che prese singolarmente sono di centro o di sinistra, ma insieme dicono ivalori che hai. Al di fuori di questa ambizione non sei né più di centro né più disinistra: sei semplicemente un partito piccolo che si condanna ai suoi confinì. E nonc'è "contraddizione alcuna fra il nostro rifiuto a ritagliarci un angolo del campo e ilriconoscimento che non siamo soli nel campo". L'addiodi Rutelli – Bersani ha parlato anche di quanti hannolasciato o intendono lasciare il Pd, primo tra tutti Francesco Rutelli: «Le defezioni non fanno mai piacere, soprattuttoquando avvengono in forme un po' singolari. Sento qualcuno che dice che il Pdlascia un fronte scoperto. Non abbiamo fronti scoperti, abbiamo una ricchezzadi culture per tutta l'area del centrosinistra», ha detto il segretario.Rutelli è stato criticato anche nell'intervento di Dario Franceschini, che ha giudicato il suo passaggio all'Udc «un erroregrave di ingenerosità. La scelta la si era fatta tempo prima, e allorabisognava dirlo prima». I voti delle primarie - Questi i risultati ufficiali delle primarie: Ignazio Marino 12,51% (131membri dell'assemblea), a Dario Franceschini il 34,1% (339 membri) e aPier Luigi Bersani il 53,3% (530 membri).