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Coronavirus, "vaccinatevi contro l'influenza". Altro disastro del governo: non ci sono le dosi per farlo

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Dagli immunologi ai medici di base il diktat ormai è ben chiaro: "Vaccinatevi". Peccato che le dosi  del vaccino antiinfluenzale non saranno sufficienti. Le dosi attuali riescono a coprire soltanto le cosìddette categorie protette: immunodepressi, malati cronici, bambini. E tutti gli altri? Sembra proprio che restino fuori o dovranno aspettare almeno dicembre per avere una dose.  Le Regioni hanno ordinato in tutto 17 milioni di dosi con un aumento stimato da Farmindustria del 43 per cento rispetto al 2019, tutti gli altri il vaccino lo devono acquistare nelle farmacie e farselo poi iniettare dai medici di famiglia.

 

 

Che cosa accadrà? Lo spiega al Il Messaggero Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, l'Associazione che rappresenta le farmacie pubbliche in Italia. "L'ultima conferenza Stato-Regioni di un paio di settimane fa - spiega Gizzi - ha stabilito l'erogazione di 250 mila dosi di vaccino per le circa 19 mila farmacie nazionali sia pubbliche che private".  Conti alla mano praticamente 12 dosi per ogni esercizio e non sembrano sufficienti "nel 2019 i farmacisti", spiega Gizzi, "chiesero un milione 200 mila dosi  ne furono accordate 850 mila. La quota 2020 è 600 mila unità. "Dipende dal fatto che le Regioni hanno chiesto alle industrie un numero superiori di dosi in virtù della pandemia da Covid-19, noi abbiamo chiesto al ministero della Salute - conclude Gizzi - di rivedere questi criteri perché al di là dell'estensione del vaccino a molte altre categorie, le persone che vorranno tutelarsi, pur non essendo soggetti a rischio, potrebbero essere molte di più". 

Massimo Scaccabarozzi, numero uno di Farmindustria, spiega che i problemi sono nati con le programmazioni della Regioni "qualche ente si è mosso in anticipo con gli ordinativi altri in ritardo ma le forniture saranno garantite anche se all'inizio in maniera scaglionata: se una Regione, ad esempio, ha ordinato 2 milioni di dosi non le avrà tutte nel giorno zero".

Dunque con i vaccini che diventano introvabili il rischio è che si blocchi il Paese. L'allarme arriva dalla Fondazione Gimbe - che ha condotto un'analisi sulle dosi acquistate tramite gara o sulla base di informazioni fornite dalle amministrazioni al 24 settembre - secondo cui nonostante le raccomandazioni del ministero della Salute la maggior parte delle Regioni non disporrebbero di scorte adeguate a soddisfare la domanda e alcune non potrebbero garantire il 75% di copertura alle categorie a rischio. La disponibilità complessiva è di 17.866.550 dosi, con notevoli variabilità regionali, tanto che solo 12 Regioni si sono aggiudicate un quantitativo adeguato per raggiungere il 75% della popolazione target per età. "L'analisi" - spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta - "quantifica le difficoltà di accesso per la popolazione generale al vaccino. In molte Regioni, infatti, solo la decisione di escludere una o più categorie a rischio (a esempio i bambini) dall'offerta attiva e gratuita o quella di accontentarsi di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare le dosi in farmacià. Le soluzioni proposte? Meccanismi di solidarietà tra Regioni, approvvigionamenti diretti del ministero tramite circuiti internazionali e la tempestiva chiamata delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate"

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