Una catastrofe

Luca Mercalli, bombe d'acqua e alluvioni sull'Italia: "Diventeranno la normalità, l'unica soluzione è abbandonare le zone a rischio"

"I nubifragi e le tempeste diventeranno in futuro più frequenti, il maggior risultato lo otterremo spostandoci noi dalle zone a rischio esondazione, dove non si dovrà più costruire nuovo edificato". Insomma, le cose andranno sempre peggio e sarà meglio per tutti spostarsi dalle aree a rischio andando a vivere altrove. Il suggerimento arriva dal meteorologo Luca Mercalli, dopo gli ultimi giorni di frane ed esondazioni causate dal maltempo al Nord Italia, con un bilancio non indifferente di morti e dispersi. Mercalli prova ad analizzare il disastro di Limone Piemonte e della Valle Roya francese e spiega - sul Fatto Quotidiano - che a preoccupare è soprattutto la quantità di acqua venuta giù: 600 millimetri di pioggia in meno di 24 ore, cioè seicento litri al metro quadro. "È metà della pioggia media di un anno caduta in un giorno su un territorio non abituato a simili quantità", aggiunge. 


 

 



 

All'origine ci sono i cambiamenti climatici: "Di piogge alluvionali ce ne sono sempre state nei nostri territori ma ora il riscaldamento globale scalda pure il Mediterraneo e produce più vapore disponibile per la formazione delle piogge, quindi le sta amplificando, rendendole più intense e più distruttive". A questo punto, secondo il meteorologo, bisogna mettersi l'anima in pace e rinunciare a mettere delle toppe come si fa di solito dopo alluvioni e tempeste. La manutenzione non sarà sufficiente: "Dimenticatevi di trattenere queste quantità d'acqua solo pulendo i fossi o rattoppando i muretti a secco: viene giù tutto e basta". E i problemi non fanno che aumentare quando la piena, scendendo a valle, incontra le costruzioni e le abitazioni dei cittadini. Qui Luca Mercalli cita diversi esempi, come il ponte di Garessio, travolto dal fiume Tanaro; o i ponti romanici travolti sulla Roya, che pur stando in piedi da mille anni, hanno subito l'intensità inedita dell'evento. E poi ci sono ovviamente le case: "Quelle lungo il fiume sono state spesso frutto di scelte urbanistiche scorrette dell'ultimo mezzo secolo e non dovranno essere ricostruite negli stessi luoghi: bisognerà lasciare ai corsi d'acqua delle fasce di esondazione sempre più ampie in previsione dell'aumento degli eventi estremi", conclude l'esperto.