Il giallo di Caronia

Viviana Parisi e Gioele Mondello, due mesi dopo la svolta? Nuove analisi: l'ultima disgraziata pista sulla loro morte

Simona Pletto

Un'indagine al buio. Una verità ancora troppo lontana. Si fanno piccoli balzi in avanti, tra dubbi e finte certezze, poi si torna al punto di partenza. Di certo, in questo amaro gioco dell'oca, c'è che a due mesi dal mistero della morte di Viviana Parisi, la bella dj 43enne, e del suo piccolo Gioele Mondello di appena quattro anni, non si è capito nulla. Tante, forse troppe, le ipotesi avanzate fin qui dagli inquirenti. Di certo c'è solo quell'incidente stradale seguito da un'inspiegabile fuga di mamma e figliolo nelle impervie campagne di Caronia, nel Messinese, dove hanno poi trovato entrambi la morte. Omicidio, suicidio. Oppure un attacco di animali selvatici, o di cani randagi. Un mistero che resta tale, visto che la Procura di Messina non ha ancora dato risposte certe. L'ultima pista, in parte abbandonata, è quella di un salto nel vuoto, un suicidio di Viviana con in braccio Gioele.

 

 

Ipotesi cancellata insieme alle piccole impronte rilevate sul traliccio sotto il quale è stato trovato il cadavere della donna. In realtà si tratta di due "ombre", tracce così minuscole da non poter essere esaminate. Due mini rilevanze trovate a 1,30 e 2,50 metri dal suolo che possono essere di chiunque. E nel caso fossero davvero di Viviana, è difficile pensare che abbia potuto morire cadendo da due metri e mezzo d'altezza. Nel valzer delle ipotesi, resta in piedi anche quella di un attacco di cani, visti i segni di morsi trovati sul gomito e sul polpaccio della donna. I cani, randagi o meno, che gironzolano in quella impervia campagna non hanno microchip. «Sono passati due mesi e ancora non so come è morta mia moglie e mio figlio»: ha pubblicato in un video Daniele Mondello, il papà del piccolo Gioele e marito di Viviana. «Tutte queste ipotesi aperte, ma quali ipotesi? I cani che li hanno azzannati? Mio figlio in auto non è morto. Viviana su quel traliccio non è salita, e se è salita magari scappava da qualcuno che l'ha tirata giù». Poi Daniele lancia l'ennesimo appello agli investigatori: «Bisogna concentrarsi là, nelle campagne, cercare nelle fattorie, entrare nelle case, bisogna interrogare tutti La verità deve uscire, non si può vivere così».

TRACCE E RISCONTRI
La tesi che porta all'aggressione da parte di animali, verosimilmente cani, sarebbe suffragata anche dall'esame sui resti di Gioele. Le ossa del bimbo sono state ritrovate intatte, cosa che non sarebbe accaduta in caso di aggressione di suini selvatici ben più voraci rispetto ai cani stessi. Sul cranio del piccolo non è stata evidenziata alcun tipo di frattura. Un dato che sembra mettere da parte la possibilità che il bimbo sia morto in seguito all'incidente, vista anche la mancanza di tracce sulla Opel Corsa che ha impattato con il furgone nella galleria Pizzo Turda dell'A20, poco distante dal luogo in cui sono stati rinvenuti, in tempi lunghi e diversi, i cadaveri di mamma e figlioletto. «Io e il mio assistito Daniele Mondello abbiamo ripercorso insieme il tragitto che va dalla galleria, punto dell'incidente, al luogo del rinvenimento di Viviana e Gioele - spiega l'avvocato Pietro Venuti del Foro di Messina, - e abbiamo avuto la quasi certezza che Gioele era vivo quando c'è stato l'incidente in A20. Era vivo per forza, visto che è praticamente impossibile fare il tragitto che ha percorso Viviana con un bambino in braccio. Ci sono salite e discese troppo ripide. Dunque anche l'ipotesi che Viviana, presa dal panico per il figlio morto nell'incidente, abbia scavalcato il guard rail per raggiungere quei boschi e togliersi la vita, non trova riscontri. Questo al di là delle testimonianze di pochi secondi lasciate dai passanti, che sostengono di aver visto il bambino vivo in braccio alla madre».

La domanda sorge spontanea: rispetto a due mesi fa, a quel maledetto 3 agosto in cui Viviana, segnata dal lockdown imposto per il coronavirus, è uscita di casa dicendo che andava a comprare un paio di scarpe a Gioele e non è più tornata (il suo cadavere, dopo una settimana di ricerche, è stato rinvenuto a 500 metri dal punto in cui abbandonò l'auto, mentre quello che rimaneva del piccolo, distante ma non troppo da lei, è stato trovato dopo due settimane di pasticciate ricerche), ecco, rispetto ad allora cosa è cambiato? «Ben poco, siamo punto e a capo», scuote la testa l'avvocato Venuti. «Non ci resta che sperare in una svolta, che potrebbe venire dal nuovo esame dei cadaveri previsto per il 7 ottobre».