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Caso Cucchi, perizia sui jeans

Droga nella casa dei genitori

Michelangelo Bonessa
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Nel caso Cucchi è l'ora di una perizia sui pantaloni delragazzo. La Procura ha disposto l'accertamento sui i jeans sequestrati eappartenenti a Stefano Cucchi, il31enne morto il 22 ottobre dopo essere stato arrestato, allo scopo diverificare se “siano rinvenibili tracce di sangue umano e, in caso affermativo,accerti le caratteristiche genetiche comparandole con quelle ricavabili dalsangue prelevato in sede autoptica sul corpo” di Cucchi. Questo quanto dispostodalla procura nell'ambito dell'inchiesta sulla morte del 31enne. Esperti all'opera - Un accertamento cheè stato affidato dai pm alla dottoressa CarlaVecchiotti, dell'istituto di medicina legale dell'università La Sapienza,che avrà 60 giorni per svolgere tali analisi. Intanto, alla presenza dei legalidelle parti, è stato disposta un'integrazione della consulenza medica volta afar luce sulle cause del decesso e che prevede anche la riesumazione dellasalma del 31enne cui si procederà il 23 novembre. Per quanto riguarda gli altriaccertamenti più generali per accertare le cause della morte di Cucchi, ipubblici ministeri hanno affidato ai professori Paolo Arbarello, Ozrem Carella Prada, Luigi Cipolloni, Dino MarioTancredi e il professor VincenzoPascali, altri quesiti che servono per approfondire gli accertamentiprecedenti. In particolare per il collegio peritale i consulenti devonoaccertare “previa riesumazione del cadavere e ulteriore accertamentonecroscopico corredato da esami di laboratorio e strumentali eventualmenteritenuti necessari, l'epoca, le cause ed i mezzi che determinarono la morte diStefano Cucchi”. Ed ecco gli altri quesiti: “Accertino inoltre i peritil'eventuale presenza di lesioni sul corpo di Stefano Cucchi che possano esserericondotte, anche sulla base dell'esame degli atti, oltreché dei rilievinecroscopici eseguiti o da eseguire, l'epoca di produzione delle stesse, nonchéla loro natura ed identità specificando se le stesse abbiano cagionato unostato di malattia e fornendo indicazioni circa la presumibile durata dellastessa in rapporto alla gravità delle lesioni stesse che sarà possibileaccertare”.   Droga nell'appartamentodei genitori -Oltre un chilo di sostanze stupefacenti sono state sequestrate in un'abitazionea Morena di proprietà della famiglia di Stefano Cucchi, il 31enne morto dopoessere stato arrestato, e nella disponibilità del giovane. A trovare la droga,il sei novembre scorso, sono stati i familiari di Cucchi che ne hanno subitoinformato, tramite i legali, la magistratura. Si tratta di 925 grammi dihashish e di 133 grammi di cocaina che sono stati trovati in un armadio dellacasa, che era in fase di ristrutturazione, e dove spesso viveva il 31enne.Quindi la polizia ha proceduto al sequestro di tale droga e in merito è statosentito a sommarie informazioni il padre di Stefano Cucchi, Giovanni. “Lascoperta e la denuncia del ritrovamento della sostanza stupefacente - hannodetto gli avvocati di parte civile FabioAnselmo e Dario Piccioni - è unadimostrazione dell'onestà della famiglia di Stefano che non ha nulla da nasconderesulla vicenda e sulle condizioni di salute del figlio”. Stando a quantospecificato dai legali non sono stati trovati soldi nella casa.   Trasferimentoproblematico del teste - Il trasferimento del cittadino senegalese che avrebbeassistito alle violenze ai danni di Stefano Cucchi equivale a “un giudizio dicondanna” del sistema penitenziario italiano che crea un “precedente specifico”con il rischio di “delazioni” da parte dei detenuti per alleviare le lorocondizioni di detenzione. È quanto sostiene, in un comunicato, il segretariodella Uil Pa penitenziari, Eugenio Sarno.“Se il dispositivo di concessione degli arresti domiciliari in comunità fadavvero riferimento alla necessità di tutelare l'incolumità fisica e allanecessità di sottrarre a condizionamenti ambientali il testimone ci troviamo,inequivocabilmente, di fronte ad un giudizio di illegalità del sistemapenitenziario”, ha detto Sarno, che ha definito “abnorme, nella sua gravità” ladeterminazione che trasforma il sistema carcerario “in un sistema criminale evendicativo”. Il segretario ha anche chiesto l'intervento del Guardasigilli, Angelino Alfano sollecitando l'invio diispettori per valutare la liceità della decisione. “Credo - ha concluso Sarno -che questo precedente specifico sia un pericoloso varco che si apre nellacertezza del diritto” perché “qualsiasi detenuto potrebbe essere tentato diricorrere alla delazione pensando di poter alleviare la propria posizionedetentiva e processuale”.

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