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Napoli, alla scoperta di "Miniera" nel cuore dei Quartieri Spagnoli dove si coltivano i sogni

Giuliana Covella
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Quando arrivi in vico Tre Regine 48 a Napoli, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, ad “annunciare” la presenza di un presidio di legalità, artigianato e laboriosità è la segnaletica colorata con la scritta “Miniera”. E una “miniera” di talenti, di creatività e di cultura delle tradizioni questo luogo lo è di certo. Un sogno diventato realtà grazie alla caparbietà (da queste parti si chiama “capa tosta”) e alla passione di Salvatore Iodice, che di mestiere fa il falegname, attività a cui accompagna quella politica, in qualità di consigliere alla II Municipalità del Comune di Napoli. In una mattinata come tante nella bottega c’è un via vai di turisti che arrivano da ogni parte del mondo, da Trieste come dalla Bolivia - Covid permettendo - che restano puntualmente ammaliati dal lavoro di questi giovani. Perché insieme a Salvatore ci sono Fabio De Rienzo, con cui ha fondato l’associazione Miniera; Gennaro Giugliano (che è l’autore di queste foto), Melania Pariso e tanti altri, che ogni giorno vengono qui per imparare uno dei mestieri più antichi della tradizione artigianale partenopea. «I turisti arrivano qui perché se digitano nei motori di ricerca su internet “cosa vedere a Napoli”, la parola che esce tra le prime è “Miniera”», spiega Salvatore, 45 anni, sposato e padre di una meravigliosa bambina di 11 anni che suona il violino. La bottega-associazione ha sede in un palazzo che ha circa 70 anni di vita: dove in origine si faceva la lana per i materassi, poi gabbie per uccellini, una sala biliardo, un locale notturno, fino a diventare una sala ricreativa e una vetreria. «L’abbiamo in fitto da due anni dal proprietario che è un privato», aggiunge Iodice. E da due anni ormai i ragazzi sono un’unica realtà. «Siamo un team», sottolinea Gennaro, che ci accompagna in questo mini tour alla scoperta di quel luogo che sembra un piccolo museo insieme a Melania e a D., 17 anni, uno dei ragazzi dell’area penale che vengono da “Miniera” per la messa alla prova dopo essere finiti, loro malgrado, su strade sbagliate. «Aprire quella porta è la chiave di tutto - rimarca Salvatore - imparando e insegnando qui si progetta e loro sono i protagonisti». E tra i protagonisti ci sono anche le ragazze. Come Melania, che spiega: «mentre siamo nell’era digitale, qui scopriamo i mestieri di una volta. Io mi occupo di social marketing ed ho 20mila follower su Instagram». Un luogo magico quello creato da Salvatore e dai ragazzi di “Miniera”: dove tutto è realizzato con materiali riciclati, come i cestini getta carte creati con mobili abbandonati per strada e personalizzati per i commercianti della zona per sensibilizzarli al rispetto dell’ambiente; una scacchiera costruita con pezzi di mobili; o il “muro del sudore”, una parete dove sono affissi gli attrezzi dei maestri artigiani del quartiere che li hanno donati ai ragazzi per far proseguire la loro attività. E poi una piccola biblioteca con i testi di una vecchia libreria che non trovavano posto altrove e tra cui spiccano monografie di Pino Daniele. E una sala registrazione, dove il gruppo di “Miniera” sta lavorando per un nuovo progetto per ora top secret. «Vogliamo che i Quartieri Spagnoli, meta di tanti turisti, diventino il punto di partenza anche degli altri rioni», conclude Salvatore.

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