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Coronavirus a Milano, paura negli ospedali per la seconda ondata: "Un'infermiera si è sentita male quando ha visto tutti i letti pieni"

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Milano si prepara alla seconda ondata di coronavirus. Medici e infermieri questa volta conoscono meglio il nemico da combattere, ma hanno comunque paura. Sono spaventati per la graduale risalita dei contagi e dei ricoveri nel Paese e in Lombardia in particolare. "Un'infermiera mia collega ha iniziato il turno in Pneumologia, ha visto che i letti erano di nuovo tutti pieni, i pazienti pronati, le maschere, e si è sentita male", questa la testimonianza di un'altra infermiera, Ilaria, che a Repubblica dice: "Siamo tornati indietro nel tempo, una cosa che non doveva succedere". La donna lavora all'ospedale San Paolo di Milano, a sud ovest della metropoli, che copre un bacino di 1 milione e 600mila persone, assieme al gemello San Carlo. 

 

 

 

"Noi non guardiamo più i telegiornali, non vogliamo sentir parlare i negazionisti, gente che non sa cosa vuol dire tenere tra le braccia un moribondo. Siamo arrabbiati, non è facile gestire il nostro sconforto", si sfoga la caposala Stefania Ragno. Intanto è già stata fatta una scorta di tutto, camici, mascherine, cappelli, calzari. "Ci possono bastare per 5/6 mesi", spiega il dg dei due ospedali Matteo Stocco. Ma è forte la "pandemia fatigue", la fatica psicologica di dover ricominciare. A parlare in questi termini è Raffaele Bruno, professore al Policlinico San Matteo di Pavia, che però assicura: "Siamo una macchina che funziona, pronta a riconvertirsi, e quando ho fatto la chiamata alle armi, non ce n'è stato uno che si sia tirato indietro". Nonostante questo, la paura di ammalarsi c'è e la preoccupazione aumenta se si hanno bambini o anziani a casa.

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