Buon risveglio

Repubblica, la prima pagina con la ristoratrice disperata. Un anno dopo, con Salvini e Berlusconi al governo... Che strana coincidenza

Un anno dopo, anche Repubblica scopre la "disperazione" degli italiani a causa Covid. Anzi, a causa lockdown. In prima pagina ci finisce la foto di Camilla Moccia, 22enne giovanissima ristoratrice di Ostia accasciata nella sua cucina, il volto nascosto dalle braccia. Rabbia, lacrime, frustrazione, paura del futuro: tutto in uno scatto. In questi mesi ne abbiamo visti a decine, dall'infermiera distrutta dopo ore e ore passate in terapia intensiva, durante la prima ondata, alle tante testimonianze anonime di gente rimasta letteralmente senza nulla, a causa delle chiusure delle attività a tempo indeterminato decise, da un giorno all'altro, dai vari Dpcm del governo Conte e ora da quello di Mario Draghi

 

 

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Nella sfortuna, Camilla è stata fortunata: "Sono senza lacrime... Senza forze, senza più dignità e c'è chi parla, parla, parla...", scrive la mamma della ristoratrice su Twitter, condividendo la foto della figlia. Questo post è diventato virale e ha rilanciato il tema: può andare avanti l'Italia, possono ancora sopravvivere gli italiani chiusi in casa e senza lavoro, con ristori inesistenti o ridicoli, caos organizzativo e nessuna previsione di un ritorno a una sia pur "limitata" normalità?

 

 

 

 

La risposta è no. Il guaio è che Repubblica e la sinistra sembrano essersene accorti solo ora. Per mesi l'opposizione, con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, hanno cercato di dare voce a chi chiedeva di poter lavorare in sicurezza, nel rispetto delle regole, senza essere incastrati in assurdi modelli di chiusura dettati dai codici Ateco. Da sinistra, vale a dire dal fronte contiano, venivano tacciati di essere irresponsabili, di fare propaganda, di speculare sul dramma della pandemia. Ora che Salvini e Berlusconi sono al governo, evidentemente, e che a Palazzo Chigi non c'è più l'avvocato di Foggia, la battaglia può diventare di tutti. Meglio tardi che mai, si direbbe, anche se forse vista la situazione in cui versa il Paese troppo tardi, per qualcuno, lo è già.