Da Oscar

Domenico Arcuri, prima cacciato e poi umiliato in Rai: toh, cosa è "sparito". C'è la manina di Mario Draghi?

Paola Pellai

Non abbiamo ancora un piano vaccinale concreto ma a suo favore abbiamo avuto una campagna pubblicitaria orribile. Domenico Arcuri, ex commissario all'emergenza, è un collezionista seriale di flop. Eppure, lui le cose le ha sempre pensate in grande. Non a caso per ideare una campagna di spot televisivi sulla necessità di vaccinarsi non si era rivolto ad un signor Nessuno e neppure ad una qualsiasi agenzia di comunicazione. No, lui aveva bussato in alto, molto in alto, alla porta di un premio Oscar come Giuseppe Tornatore. Era stato lo stesso regista di Nuovo Cinema Paradiso a darne orgoglioso l'annuncio il 17 gennaio a Domenica In su Rai Uno, raccontando come fosse stato convocato da Arcuri per "realizzare dei piccoli spot". Manco fosse il Signore degli Anelli, proprio come Tolkien lui annunciò "una trilogia". «Ho già girato - disse da Mara Venier - tre soggetti. Uno è pronto, un secondo è in montaggio, il terzo seguirà. Poi forse ci sarà un quarto». 

 

 

LA COLONNA SONORA - E spiegò l'idea che stava dietro alle sue creazioni: «Le persone ancora incerte che dicono di non volersi sottoporre al vaccino, non vanno colpevolizzate ma comprese ed aiutate. Nei miei filmati ho voluto evitare la dimensione didascalica, informativa e didattica per trasmettere una riflessione attraverso un clima emotivo». Per riuscirci meglio chiama a firmare la colonna sonora dei suoi spot un altro Oscar, il pianista e compositore Nicola Piovani. Quella stessa domenica vediamo in un'anteprima indimenticabile (nel senso che proprio non si può dimenticare, tipo "Shining") lo spot La camera degli abbracci e subito mi viene in mente il Grande Fratello Vip con gli incontri a sorpresa tra concorrenti e famigliari che si vivisezionavano d'affetto toccandosi ed accarezzandosi attraverso immense braccia penzolanti di plastica.

 

 

Così capita che dai del copione a Giuseppe Tornatore e del genio ad Alfonso Signorini ed è l'unica considerazione che ti fa sorridere. Guardando lo spot da riflettere c'è ben poco. Siamo in tanti a pensarlo, leggendo la tempesta di commenti sul web. «Questo spot mi fa venire voglia di sedermi sulla tv - ironizza Mario - e guardare il divano». «Orribile! Sembra una parodia, invece è vero» sottolinea Marta. «Chi può mai fidarsi di una simile propaganda?» rimarca Giulio e Ugo aggiunge: «Se prima avevo paura, ora ne ho di più». E Charlie: «Tornatore, dov' è finita la tua poesia? Hanno comprato pure te?». E così il regista di Nuovo Cinema Paradiso diventa quello di Nuovo Cinema Inferno. In effetti il filmato procura angoscia, è un polpettone di retorica e voli pindarici con un telo di plastica che svolazza in lungo e in largo in un duetto-duello tra la madre in una casa di riposo e la figlia andata a trovarla che non ha ancora deciso se farsi vaccinare. «I dubbi aiutano - spiega l'anziana alla giovane -, devi volerti bene».

Uno spot inquietante che vedi una volta e ci fai zapping la seconda. Non piace alla gente. Di più, agli italiani fa proprio "schifo" (scrivono così in tantissimi dopo averlo visto), ma non a lui, il ministro della Salute che, evidentemente, ha nel Dna il concetto di Speranza.

 

 

I GIOIELLI INCOMPRESI - Lui in un tweet cinguetta: «Grazie Giuseppe Tornatore. Dobbiamo volerci bene». Sta di fatto che quello spot scompare in fretta (e senza proteste per riaverlo) dalle reti Rai e, soprattutto, abbiamo perso le tracce dei restanti due capitoli della trilogia annunciata e dell'ipotetico quarto che avrebbe tolto il primato a Tolkien. Via Arcuri, scomparsi con lui pure gli spot anche perché spronare alla vaccinazione in mancanza di vaccini e di organizzazione diventa una barzelletta. I gioielli incompresi di Tornatore probabilmente hanno fatto la stessa fine delle Primule di Stefano Boeri che non sono mai sbocciate. Un vuoto a perdere. La gente con la poesia non ci mangia. Sapevatelo.