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Giulio Cesare Cipolletta, il Csm promuove il giudice condannato per "danneggiamento e porto abusivo d'arma da taglio"

 Toghe

Alessandro Gonzato
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Il 14 marzo 2008 il giudice Giulio Cesare Cipolletta, «un buon giudice» - così lo definisce oggi il Consiglio giudiziario di Pisa - si trovò in una situazione scomoda: giudicare un viado brasiliano, tal Marinella, che due anni prima aveva scagliato un sasso contro il fanale di un'auto, pare per questioni di marciapiede. Tutto qui? No. Giulio Cesare Cipolletta, che il Consiglio Superiore della Magistratura ha appena promosso con grandi attestati di stima alla sesta valutazione di professionalità e descrive come una persona abitualmente tranquilla ed equilibrata, avrebbe dovuto esprimersi su un reato per il quale lui stesso era inquisito e poi è stato condannato, ossia danneggiamento aggravato. La giustizia l'ha infatti dichiarato colpevole per aver bucato in quattro occasioni con un punteruolo le gomme dell'utilitaria di una collega. L'auto era parcheggiata nel tribunale della Spezia. Cipolletta venne anche condannato per il porto abusivo d'arma da taglio. Pare che agì per risentimenti legati al lavoro. Il magistrato è stato giudicato in sede penale e disciplinare. Il viado brasiliano, pace all'anima sua, era già deceduto, reato estinto, ma Cipolletta dovette aspettare altri sei mesi per chiudere il procedimento perché non arrivava il certificato di morte. La carriera del giudice è rimasta bloccata fino ad aprile 2010. «Il giudizio negativo», si legge nel documento ufficiale del Csm, «è stato espresso sulla base dei fatti avvenuti».

LA CENSURA
A settembre 2009 Cipolletta fu condannato alla censura, in fin dei conti un provvedimento non così pesante. Sennonché espiata la pena si è riscattato. Questo il rapporto del Consiglio giudiziario: tra il 2010 e il 2012 «il dottor Cipolletta si pone fra i colleghi più produttivi della sezione e con riferimento alla diligenza ha sempre rispettato i termini di deposito dei provvedimenti». Insomma, un lavoratore indefesso. Solo che poi il magistrato ci è ricascato. Niente pneumatici dei colleghi stavolta, ma un colpo alla portiera che ha provocato sette punti di sutura alla proprietaria dell'auto. Riportiamo il testo della sentenza disciplinare: «L'incolpazione trae origine da un alterco originato da motivi attinenti alla circolazione stradale tra Cipolletta, alla guida di un ciclomotore, e una signora, che conduceva un'autovettura Opel Agila. Dopo che la medesima - avendo percepito il rischio di una collisione tra i due veicoli - aveva attivato il segnale acustico, Cipolletta l'aveva seguita fino alla piazzetta in cui aveva parcheggiato l'auto e l'aveva avvicinata mentre si accingeva a uscirne. Quando aveva già aperto la portiera e appoggiato la gamba sinistra per terra, Cipolletta l'aveva spinta improvvisamente verso la portiera, sferrandole un calcio e ferendola in modo profondo. Era poi stata apostrofata con l'espressione "Sei una maledetta" ed era stata minacciata con un "adesso te lo faccio vedere io che me la paghi"». Alla fine ha pagato Cipolletta, 3 mila euro a titolo di risarcimento. Reato estinto. Non siamo dei santi: può succedere. E però, dicevamo, oggi succede anche che Cipolletta nonostante dei trascorsi non proprio nobilitanti per l'ordine che rappresenta stia scalando le gerarchie dell'organo di autogoverno presieduto dal presidente della Repubblica. Dalla quinta valutazione di professionalità alla sesta (la settima è l'ultima). Se questa gli fosse stata negata (sarebbe stata la seconda volta) avrebbe perso la toga e sarebbe stato escluso dalla magistratura. E invece la carriera di Cipolletta viaggia col vento in poppa, e non importa se il Csm si è spaccato di fronte alla promozione. Maria Paola Braggion, di Magistratura indipendente, ne ha dato il via libera perché «pur trattandosi di un fatto indubbiamente grave, esso non pare essere sintomatico di una mancanza di equilibrio complessiva del dottor Cipolletta». Poi una precisazione: «Cipolletta non avrebbe inseguito la signora, lei si avvicinò per effetto del diverbio in corso, in quanto lei stessa era alterata ritenendo di aver rischiato un incidente per colpa del conducente del ciclomotore; né la colpì direttamente, ma indirettamente, con un calcio alla portiera della vettura della signora che si accingeva a scendere dalla stessa».

GLI SCHIERAMENTI
Tra gli anti-cipollettiani invece vi sono il "davighiano" Giuseppe Marra e Giuseppe Cascini, di "Area". Marra si è detto «esterrefatto» per la decisione «la quale non doveva essere presa» perché «bastava leggere il fascicolo». Cascini ha sottolineato che la sezione disciplinare ha già accertato i fatti con una sentenza passata in giudicato. Il fronte pro-Cipolletta ha avuto la meglio. «La reazione estemporanea e verosimilmente legata a uno stato d'ira», ha deciso la maggioranza del Csm, «non è indicativa di un abituale atteggiamento aggressivo». Un giudice ha riferito a Libero di una sentenza, sempre a La Spezia, dove le telecamere ripresero le forature delle gomme, in cui Cipolletta nello stesso periodo condannò per atti vandalici, definendo il gesto «odiosissimo», un tale che av

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