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Moderna, pronto il vaccino anti-varianti. Parla l'esperto: "Servirà una terza dose". Luce in fondo al tunnel?

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Non è ancora chiaro l'effetto delle varianti sulla campagna vaccinale. In che modo, queste inficino l'efficacia dei vaccini e quale sono le soluzioni, lo spiega Andrea Carfì, responsabile della ricerca sulle malattie infettive e vice Presidente di Moderna. In una intervista rilasciata a La Stampa, Carfì fa un quadro della situazione: "Nei test di laboratorio abbiamo visto che nel sangue delle persone vaccinate gli anticorpi neutralizzanti diminuiscono di sei, anche sette volte nel caso della variante sudafricana, di circa tre volte se vengono misurati sulla variante brasiliana, mentre non ci sono perdite rilevanti rispetto alla mutazione di orgine britannica" ha spiegato il vice Presidente di Moderna.

"Dopo sei mesi -prosegue- i livelli di anticorpi neutralizzanti contro il virus originale sono ancora alti ma per le varianti brasiliana e sudafricana i titoli anticorpali sono molto bassi. In alcuni individui persino non rilevabili". Quindi "Se già in partenza ha un livello di anticorpi neutralizzanti più bassi la conseguenza è che anche il tempo di protezione nella popolazione vaccinata va accorciandosi". Carfì mostra poi una via d'uscita: "Occorre da un lato monitorare con molta attenzione le varianti in circolazione. Poi è sicuramente necessario adottare ancora comportamenti molto prudenti per impedire che forme più insidiose di varianti prendano piede. In ogni caso e probabile che servirà rivaccinarsi con una terza dose". 

 

 

La soluzione a tutti i problemi sarebbe un vaccino altrettanto efficace contro le varianti, che Moderna sta tutt'ora sperimentando: "Sei mesi dopo la vaccinazione con il prodotto originario abbiamo somministrato una terza dose di vaccino con la sequenza della variante sudafricana oppure con un mix, al 50% con la sequenza del virus originario e l'altra metà con quella sudafricana. Dopo questo richiamo i livelli delle difese anticorpali sono tornati ad essere gli stessi che abbiamo osservato subito dopo la somministrazione delle prime due dosi. E questo sia rispetto alla variante sudafricana che a quella brasiliana" sostiene l'esperto. 

Ma chi si è già vaccinato quando potrà ricevere la somministrazione del vaccino "anti-varianti"? "Questo dovranno deciderlo le autorità sanitarie dei singoli Paesi e le agenzie regolatorie del farmaco, ma dall'esperienza che sta maturando sul campo direi almeno dopo un anno" replica Carfì e aggiunge che, per un anno, dovrebbe esserci "una copertura sufficiente contro il virus". I dubbi riguardano anche le disponibilità di dosi, nient'affatto scontate: "Stiamo sperimentando con successo un dosaggio più basso, di 50 microgrammi rispetto ai 100 della versione che si sta attualmente somministrando. Ma abbiamo iniziato a testare anche il dosaggio da 20 microgrammi. Con i dosaggi ridotti e gli investimenti che stiamo facendo in produzione nel 2022 contiamo di poter distribuire 3 miliardi di dosi" commenta il responsabile della ricerca sulle malattie infettive. 

 

 

 

Andrea Carfì chiarisce anche se la protezione del vaccino riguarda anche quella del contagio, oltre che della malattia: "I dati non sono ancora stati pubblicati, ma da quel che si è visto sulla popolazione il vaccino Moderna protegge nell'80% dei casi anche dal contagio". Inoltre "Si sta lavorando a vaccini ad Rna messaggero contro quella pandemia nascosta generata dai super batteri resistenti agli antibiotici". E abbiamo allo studio un vaccino combinato anti Covid e anti influenzale. Che potrà alleggerire il carico sulle strutture sanitarie generato da chi ne confonde i sintomi. Forse non tutti i mali del Covid sono venuti per nuocere" conclude Carfì.

 

 

 

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