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Gabriele, l'infermiere morto di Covid nove mesi dopo il vaccino: il caso che solleva dubbi sulla durata di Pfizer

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Non è bastato il vaccino. Gabriele Gazzani è morto di coronavirus nove mesi dopo aver ricevuto il vaccino. Operatore sulle ambulanze del 118, Gazzani aveva ottenuto la somministrazione il 27 dicembre 2020 al Pala De Andrè di Ravenna. Poi a gennaio aveva ricevuto anche la seconda dose di Pfizer. Eppure il vaccino, che in questi mesi ha drasticamente ridotto la mortalità da Covid in tutta Italia, non è bastato a salvarlo dal virus. Dopo un paio di settimane in Pneumologia all'ospedale di Ravenna, l'operatore giovedì 16 settembre si è aggravato fino alla morte. 

 

 

Gazzani, 61enne, non aveva importanti patologie pregresse. "Si era vaccinato da molto tempo, e diceva sempre che periodicamente si sottoponeva a tamponi per controllarsi - ha detto la sorella Gabriella Gazzani -. Si vede che doveva andare così. L'ho sentito l'ultima volta una settimana fa, poi non era più stato possibile. Sembrava stabile, ma all'improvviso si è aggravato". Una tragedia che ha sollevato immediatamente il dibattito sulla durata dell'efficacia dei vaccini. Nei giorni scorsi l'Aifa ha approvato la terza dose a sei mesi dalla seconda dose per alcune categorie di persone fragili o particolarmente esposte al virus. Tra questi dunque gli anziani, gli ospiti delle rsa e anche gli operatori sanitari.

 

 

Dopo sei mesi - conferma uno studio supportato dalla stessa Pfizer BioNtech - l'efficacia passa dal 96,2 per cento all'83,7. Dello stesso parere un gruppo di studiosi della Gran Bretagna, secondo cui l'efficacia del vaccino Pfizer in 6 mesi va in media dall'88 al 74 per cento. Da qui la decisione del ministro della Salute Roberto Speranza di somministrare la terza dose a chi come medici, infermieri e operatori del 118 sono maggiormente esposti.

 

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