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Bollettino, i dati sbagliati che ci obbligano a dare: morti e contagi, un gioco sporco dell'Oms?

Reparto Covid  

Lorenzo Mottola
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È ormai universalmente riconosciuto che i virologi italiani siano la categoria più rissosa al mondo dopo gli hooligan inglesi, ma ci sono un paio di tesi su cui anche gli esperti più facinorosi solitamente convergono. La prima è che i dati contenuti nei bollettini andrebbero presi con le pinze, si tratta solo di una traccia di ciò che sta avvenendo realmente nel Paese. La seconda è che questa traccia non andrebbe data quotidianamente in pasto ai media ogni sera, perché si rischia solo di creare impressioni scorrette sul virus, spesso alimentando inutilmente il panico (cosa che sta avvenendo  in questi giorni con Omicron).

 

 

Per questo, il governo sta pensando di scatenare una piccola rivoluzione. Stop ai dispacci giornalieri, meglio dare i numeri una volta alla settimana o al massimo ogni tre giorni. Il problema, tuttavia, è che ci sono accordi internazionali che ci vincolano all'allarmismo quotidiano. Le ragioni per cui si genera questo paradosso sono molteplici, ma per arrivarci conviene partire dai problemi. Per comprendere la complessità della questione è, infatti, utile leggere il rapporto diffuso dalla Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) ieri mattina. Si tratta di un'analisi effettuata studiando l'andamento dell'epidemia in alcuni ospedali "sentinella". Ed è emerso che perfino sui ricoveri vengono forniti dati che sono a dir poco gonfiati. Il 34% delle persone che risulta negli elenchi come positivo al Covid entra in ospedale per ragioni completamente diverse dal virus. L'esempio: perfino una donna che si presenta in pronto soccorso per partorire deve essere tamponata. Così, anche se sta benissimo e si prepara a dare al mondo una vita, risulterà come prossima alla morte nelle nostre statistiche ufficiali. Tutto questo, peraltro, finisce per aiutare la propaganda No vax, visto che si aumenta il conto dei vaccinati ricoverati. Il confronto da fare, prendendo sempre in esame le cliniche seguite dalla Fiaso, è questo: nel gruppo di quelli che finiscono in corsia effettivamente per il Covid, i vaccinati sono appena il 14%. Nel gruppo degli ospedalizzati per altre ragioni, il dato sale al 27%

 

 

LE CIFRE REALI - Dati ospedalieri a parte, da tempo i virologi forniscono stime sui contagi che si discostano immensamente da quelle ufficiali. Per Andrea Crisanti, i casi registrati in Italia a dicembre erano meno di un quarto di quelli reali ("8.000-9.000, potrebbero essere 40.000"). Un modo per risolvere la questione e seguire in maniera corretta l'andamento della pandemia potrebbe essere cominciare a conteggiare solo i sintomatici come siamo sempre stati abituati a fare (anche la poliomelite, come ama ripetere Roberto Burioni, era malattia quasi del tutto asintomatica nel 99,5% dei casi). Questa sarebbe il modello spagnolo, lanciato due giorni fa dal premier Sanchez. L'idea di Madrid è questa: «Invece di denunciare ogni caso di Covid che viene rilevato nel Paese, cosa insostenibile nel lungo periodo, verrà scelto in modo strategico un gruppo di medici delle scuole primarie o dei centri sanitari, unito agli ospedali, per fare da testimoni». Come dicevamo, però, c'è un problema che anche noi ci troveremo ad affrontare se dovessimo seguire questo esempio.

 

LA LEGGE - Come specificato da Sanchez, purtroppo «ci sono degli accordi internazionali» che ci legano le mani. Per esempio, esiste un Regolamento Mondiale varato varato nel 2005 sulla base della Costituzione dell'Oms. Un trattato che vincola nel giro di 24 ore i Paesi aderenti a fornire al mondo i dati a disposizione sull'andamento di un'epidemia in corso sul proprio territorio. Chi non si adegua, rischia sanzioni a livello internazionale. Il dubbio, quindi, è se procedere ignorando l'organizzazione mondiale della sanità o rinunciare. Nel prendere questa decisione bisogna ricordare che non tutti applicano alla lettera il trattato: la Cina per mesi ha taciuto l'esistenza di un'epidemia di Coronavirus sul proprio territorio. A prescindere da quali saranno le decisioni, qualche certezza iniziamo ad averla. L'Oms ieri ha diffuso uno studio che prevede che nei prossimi due mesi il 50% degli europei verrà infettato dalla Omicron: troppo contagiosa per essere contenuta. Ma anche molto meno letale delle precedenti varianti. Continueremo quindi ad avere bollettini sempre più impressionanti: secondo Walter Ricciardi, consulente di Roberto Speranza, arriveremo a sfondare i 300mila casi al giorno come già è avvenuto in Francia. Prevedibile, quindi, che, come è già successo nei giorni scorsi, qualcuno venga preso dalla tentazione di tornare a parlare di lockdown. Nuove chiusure sulla cui utilità, soprattutto se i decessi dovessero rimanere stabili, ci sarebbe molto da interrogarsi.

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