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Zona arancione, la condanna dopo i dati dell'ultimo bollettino: le tre regioni che lunedì richiudono

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Si avvicina il venerdì, giorno di decisioni sul colore delle regioni italiani al tempo del Covid. Ma, per ora, sul bollettino non si interviene: resta tutto com'è ora, il metodo di calcolo dei contagi non cambia. E così, alcune regioni rischiano nuove restrizioni: proprio per questo molti governatori chiedono la revisione del bollettino e delle modalità di calcolo. 

In particolare, alcune regioni rischiano la zona arancione, in cui chi non è vaccinato non può uscire dal comune di residenza se non per lavoro, salute e urgenza. Le soglie che la fanno scattare sono l'occupazione delle terapie intensive al 20% e quella dei reparti Covid al 30 per cento.

 

E così, ecco che in base agli ultimi dati della giornata, sono tre le regioni ad alto rischio: da lunedì potrebbero diventare arancioni Calabria, Piemonte e Sicilia. Le decisioni, come detto, arriveranno domani, venerdì 14 gennaio.

Nel frattempo, anche la mappa Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, si abbatte sull'Italia: tutto lo stivale è infatti diventato rosso scuro, così come quasi la totalità dell'Europa

Stando ai dati diffusi da Agenas, per tornare alle decisioni italiane, come detto già da lunedì potrebbero però passare in arancione la Calabria, che ha le intensive al 20% e i reparti ordinari al 38%, il Piemonte, rispettivamente 23% e 33%, e la Sicilia, che ha le rianimazioni al 20% e i reparti Covid al 33 per cento. E se il trend non si inverte, la zona arancione sembra defilarsi per ben altre 10 regioni: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, provincia di Trento, Toscana e Veneto hanno sforato la soglia del 20% nelle intensive mentre Liguria, Umbria, Lombardia e Valle d'Aosta sono già oltre il 30% dell'occupazione nei reparti Covid. L'Italia, insomma, rischia un diluvio di nuove chiusure, che però riguarderanno, di fatto, esclusivamente i non vaccinati.

 

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