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Brigatisti a piede libero? Un terrificante sospetto sullo sfregio francese all'Italia: c'è una talpa in Procura?

Renato Farina
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Abbiamo raccontato ieri la vicenda di lassismo giudiziario a danno dell'Italia, e forse della coscienza morale della galassia, sotto il titolo: «I giudici dormono, brigatisti liberi». Quali fossero i giudici dormienti, o chi abbia sgocciolato del sonnifero nel loro caffè, resta da appurare. L'unico fatto certo è che i terroristi rossi rifugiatisi in Francia se la sono sfangata. Niente estradizione, per ora (o per sempre?). Tutti a casina loro, a fare i nonnetti felici e impuniti ancora almeno fino a primavera, quando forse ci sarà la decisione sul loro trasferimento nelle patrie galere. Patrie sì: perché i dieci latitanti sono italiani e hanno ammazzato italiani in Italia. Accadrà l'auspicata estradizione? La decisione doveva essere presa dalla Chambre d'Instruction della Corte d'Appello di Parigi a fine giugno dello scorso anno, niente da fare, le carte giunte dall'Italia non bastavano; ed eccoci allora al 29 settembre, medesima solfa, mancano documenti e sentenze; indi perla stessa asserita ragione si era arrivati al 12 gennaio, ma figuriamoci se era la volta buona.

La nuova tabella di marcia tribunalizia ha dato appuntamento ai gloriosi pistoleri, uno alla volta, in date comprese fra il 23 marzo e il 20 aprile. O - come dimostrano i precedenti - la decisione sarà ancora rinviata, qualche cavillo si troverà opplà, perché la Francia è la Francia, e con gli italiani si fa così? Tattica antica. Gli umori mutano. Conviene giocare sul fattore tempo, il consumarsi dei giorni coincide con lo stingersi dell'emozione e persino lo spegnersi dell'orgoglio che fiammeggiarono in (quasi) tutti i petti italici il 27 aprile dell'anno scorso. Si chiamava operazione "Ombre Rosse" e, con il sì di Macron, grazie all'impegno di Marta Cartabia, furono arrestati a Parigi e dintorni dieci condannati per terrorismo. Pochi sì, su circa 400 ribaldi armati lì rifugiatisi, ma era un modo per marcare il territorio transalpino con l'onor patrio delle nostre buone ragioni.

 

 

RESISTENZE GALLICHE - Che è accaduto? Nelle teste italiane vaccinate o meno ormai ronza la noia per quei tizi che la stanno facendo franca, mentre nell'opinione pubblica francese monta dolcemente la soddisfazione perché, con la dovuta calma e i modi compìti in uso chez Maxim, la si sta mettendo in quel posto a les-italiens. Diciamocelo: se si guarda il colore del cielo francese per trarne auspici, e si legge la loro stampa per capire l'umore transalpino, siamo pronti a scommettere che la pacchia di questi criminali a riposo - speriamo attraversato almeno da qualche rimorso - vedrà ancora giornate di ti tra loro per l'occasione), si corregge l'Ansa di mercoledì, ore 14,49, rimasta senza repliche, dove si riferiva che «la motivazione, come nelle udienze degli ultimi mesi, è che le informazioni giunte dall'Italia sui procedimenti a carico degli ex Br sono tuttora incomplete rispetto alle richieste della Francia». Il Ministero della Giustizia riferisce che non è questa la ragione addotta dalla giudice Pascale Belin. Non mancavano carte ma ce n'erano persino troppe, impossibile approfondirle in un giorno. La dichiarazione ha un tono assai diplomatico verso la Corte e il governo transalpini.

 

 

Ma a leggere usando la lente di ingrandimento si scorge un dardo al curaro che affonda nella giugulare di qualche alto dell'omologo ministro parigino. Riferiscono all'Ansa fonti di via Arenula: «Tutta la documentazione è stata inviata al Ministero della giustizia francese il 6 dicembre, entro i termini». Perfetto. Tutto questo è stato riconosciuto dalla Corte, come riferisce tra virgolette il magistrato italiano di collegamento, dottoressa Roberta Collidà, presente all'udienza parigina: «La presidente Pascale Belin, preso atto della corretta produzione di tutte richieste di integrazione da parte delle autorità italiane e del copioso materiale trasmesso, rilevata l'impossibilità della Corte stessa di esami nare tutta la documentazione trasmessa in data odierna (mercoledì, ndr), ha di sposto un dettagliato calendario». Eccetera.

 

 

IL RITARDO - L'orrore sta nei particolari. Peraltro elefantiaci. Si noti. L'Italia ha trasmesso il mate riale come richiesto dal giudice il 6 dicembre. Ma qualche alto collaboratore del Guardasigilli Eric Du pond -Moretti l'ha messo in un cassetto con la naftalina, o in una chiavetta Usb che magari pensava fosse un gioco perla play -station. Ed ecco che riappare trentacinque giorni dopo, non un'ora prima. Manovra di ostruzionismo fantastica. Se il governo e la stampa italiana non ribaltano il tavolo di Macron, non finirà mai. (Per la cronaca il medesimo giorno del rinvio per i brigatisti, la stessa Chambre d'Instruction ha deciso l'estradizione in Spagna di un presunto terrorista basco, vecchio capo dell'Eta, "sospettato" di un attentato a Bilbao nel 2002. Si chiama Mikel Garikoitz Aspiazu Rubina, detto "Txeroki". Personalmente gli esprimo solidarietà. Perché lui si, e i brigatisti no?

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