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Gas, rubinetti chiusi dalla Russia: dove crollano gli stoccaggi in Italia, ecco le conseguenze

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Vladimir Putin ha fatto la prima mossa, con la Russia che ha preso un’evidente decisione politica e strategica attraverso Gazprom. Quest’ultima ha tagliato di punto in bianco il 40% dei flussi attraverso il Nord Stream, gasdotto cruciale per il fabbisogno europeo, e poi ha comunicato a Eni la riduzione del 15% delle forniture di gas destinate all’Italia.

 

 

“Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate”, ha fatto sapere un portavoce di Eni, che all’Agi ha assicurato che la società sta "costantemente monitorando la situazione”. Intanto l’Autorità delle Reti ha fatto sapere che gli stoccaggi italiani sono arrivati al 52%, con una giacenza di circa 9,5 miliardi di metri cubi. Una buona notizia ma non basta, perché il vero obiettivo è arrivare al 90%: solo in questo modo si avrebbe sufficiente disponibilità per i consumi domestici e industriali della prossima stagione invernale.

 

 

Per fortuna l’estate gioca a nostro favore, dato che la domanda è più bassa e di conseguenza il sistema di forniture è più lungo. Come riportato dal Corriere della Sera, ad esempio oggi si prevede una domanda inferiore ai 150 milioni di metri cubi rispetto a una disponibilità di gas di quasi 200 milioni: quello che avanza va in stoccaggio. Ciò significa che sul breve termine le riduzioni delle forniture decise dalla Russia non incidono in maniera significativa: il discorso potrebbe però cambiare in vista dell’inverno.

 

 

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