L'intervista

La compagna di Andrea Costantino: "Mio marito è prigioniero, lo Stato lo riporti a casa"

Francesco Storace

«Lo Stato italiano mi aiuti a riportare mio marito in Patria. Non ce la facciamo più a saperlo prigioniero, anche se nell'ambasciata italiana negli Emirati arabi». A parlare con Libero è Stefania Giudice, compagna di Andrea Costantino, l'imprenditore milanese costretto ancora ad Abu Dhabi dopo quindici mesi di feroce prigionia a causa di accuse incredibili. L'uomo - racconta la sua compagna- fu prelevato a marzo 2021 da agenti degli Emirati Arabi a Dubai, davanti a Stefania e alla loro figlioletta Agata, che oggi ha cinque anni. «Furono momenti terribili, nessuno mi diceva perché lo avevano portato in prigione, poi cominciarono a parlare di storie di terrorismo, ma Andrea ha solo lavorato, con la sua attività commerciale nel mondo». In carcere ad Abu Dhabi con accuse incredibili che lambivano appunto il terrorismo, Costantino, 49 anni, è stato scarcerato a fine maggio. Per rientrare in Italia gli sceicchi pretendono il pagamento di una sanzione di ben 550mila euro. «Non li abbiamo, Andrea non ha più soldi. È una richiesta che per noi è impossibile da pagare. Lo Stato italiano ha pagato somme enormi per riportare i nostri connazionali a casa, lo faccia anche per lui. Quanto tempo deve trascorrere ancora per pagare colpe che non ha commesso e che nessuno è riuscito a dimostrare?».

E le accuse di terrorismo?
«Se fossero state fondate non lo avrebbero scarcerato, da quelli parti non scherzano. Ora vive in un tugurio all'interno dell'ambasciata italiana, ma non può tornare se non paghiamo. È incredibile».

Ma il processo com' è finito?
«Dopo 15 mesi di prigione, dopo aver perso trenta chili in una detenzione inumana anche in mezzo ai topi, Andrea è stato rilasciato con l'applicazione del locale articolo 228 del codice penale, ossia "nel nome del supremo interesse nazionale". Ogni accusa è decaduta. Se solo penso a quanto tempo c'è voluto per farlo parlare con l'avvocato del posto...».

Ma perché tutto questo tempo? La Farnesina si è mossa?
«Non voglio accusare nessuno, e neppure il ministro Di Maio, che pure avrebbe potuto muoversi più tempestivamente e meglio. Ma non posso dimenticare l'opera preziosa di Mattarella e Draghi: loro si sono attivati nei momenti decisivi. Ma ora c'è da pagare questa sanzione senza un perché».

In concreto a che cosa si appella?
«Quella cifra è al di fuori delle sue possibilità, perché in questi 16 mesi di vita sospesa Andrea ha perso tutto: risparmi, azienda e lavoro. Non può pagare ed è quindi obbligato al soggiorno forzato negli Emirati».

Che c'entra lo Stato italiano?
«È evidente che l'intera vicenda sia stata provocata dal clima di tensione tra l'Italia e gli Emirati Arabi, a causa dell'embargo sulle forniture d'armi allo Stato mediorientale deciso a gennaio 2021. Lo sanno tutti quelli che conoscono queste cose. Bastava mantenere gli impegni, tanto più che non c'erano più ragioni belliche. Gli Emirati ce l'avevano con l'Italia e Andrea è italiano».

Quindi, era la Farnesina che...
«Non mi faccia aggiungere altro».

Ma lo Stato potrebbe intervenire economicamente?
«Guardi, è stato fatto in occasioni molto clamorose. Il prezzo per la sua libertà come leggo in varie testate è uno dei più bassi se non il più basso in assoluto. Tra l'altro Andrea ha persino proposto alla Farnesina di anticipare la somma impegnandosi alla sua restituzione con l'attività lavorativa. Ma anche in questo caso silenzio assoluto. A conferma della causa politica della vicenda, gli Emirati non hanno neanche utilizzato i soldi che Andrea aveva sui conti bancari locali per dedurli dall'ammontare richiesto.»

In effetti è incredibile...
«Sì, è tutto incredibile, infatti mi risulta che l'ammontare pagato dallo stato Italiano per fare rientrare i nostri connazionali trattenuti all'estero per vicende paragonabili a quella di Andrea si aggiri intorno ai 70 milioni di euro. Certo che ci vuole la volontà e la capacità politica per prendere certe decisioni, penso che ai tempi di Andreotti, Andrea non sarebbe stato trattenuto neanche poche ore».

E in tutto ciò dalla Farnesina?
«Non so cosa dire, ho un grande e prezioso aiuto dal direttore generale Vignali che sta seguendo alacremente il caso ma purtroppo complice la crisi di Governo percepisco una vacatio da parte delle autorità preposte alla risoluzione del caso; questo conoscendo la mentalità locale è un grave danno perché a fronte di una apertura da parte degli sceicchi non dare loro risposte, dai nostri rappresentati viene recepita come un'offesa, una mancanza di interesse, peggiorando ulteriormente i rapporti bilaterali che già non sono certo idilliaci. Mi viene da pensare all'immediatezza della reazione americana a fronte della sentenza del tribunale moscovita contro la cestista americana Britney Griner, accusata di spaccio di droga e condannata a nove anni. Il presidente Biden ha subito capito la chiave politica della sentenza ed ha mosso immediatamente l'artiglieria pesante della diplomazia per risolvere la questione e riportare Britney in Patria. In fondo, come citava qualcuno, la diplomazia serve a risolvere le questioni in caso di crisi e non a gustare piatti esotici in cene di gala all'estero».

Quindi come facciamo a fare tornare Andrea?

«Mi appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in questo momento l'unica figura autorevole italiana che rappresenta la continuità della nostra diplomazia, della nostra politica estera e della nostra democrazia e del nostro Stato».