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Andora, la città senza acqua (dolce) da 4 mesi: "Come siamo costretti a lavarci"

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Maria Pia Petraroli
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"Siamo costretti a lavarci con le bottiglie dell'acqua del supermercato": Gianfranco è uno dei residenti di Andora che da oltre quattro mesi è senza acqua dolce. Il suo disagio, raccontato a Libero, è condiviso da gran parte dei suoi concittadini. Nel paesino ligure in provincia di Savona, il problema va avanti ormai da troppo tempo e gli abitanti, ma non solo, non ce la fanno più. A lamentarsi, infatti, sono anche turisti e proprietari di seconde case, come raccontato da Sabrina Grassa, presidente del Comitato Acqua - Cara bolletta, costituito nel 2019: "L'acqua salata che esce dai rubinetti erode tutti gli impianti, di lavatrici, caldaie, lavastoviglie, tutti gli elettrodomestici. Per non parlare delle tubature che non si vedono...". Dal rubinetto, insomma, esce solo acqua salata e "color ruggine", proprio per via del sale che, erodendo le tubazioni sotterranee, "porta via di tutto, tutte le incrostazioni". 

Per quanto riguarda i motivi alla base del problema, uno è sicuramente rappresentato dalla siccità: l’assenza di pioggia ha svuotato i pozzi, in cui poi è entrato il cuneo salino per via della loro vicinanza al mare. L'acqua "buona", che non manca nei comuni vicini come Alassio e Laigueglia, sarebbe potuta arrivare da Ventimiglia e dal depuratore di Imperia, ma a quanto pare il tubo di collegamento con i pozzi di Andora sarebbe obsoleto. "Noi ci dobbiamo collegare al fiume Roia di Ventimiglia per avere un po' di acqua dolce, però la tubazione è un colabrodo, ci sono un sacco di perdite", spiega Sabrina .Il problema tocca una delle fonti di reddito più alte del paesino, il porto di Andora, che conta oltre 800 barche. L'acqua salata, infatti, non può essere utilizzata nei serbatoi, non si può usare per lavare le barche, che altrimenti si rovinerebbero, e - ovviamente - non può essere bevuta. 

 

 

 

Le difficoltà per chi vive ad Andora si ripercuotono su diversi aspetti della vita personale. "Non possiamo utilizzare l'acqua per uso alimentare. A livello igienico è un disagio enorme, è come andare a fare il bagno al mare e poi non potersi fare la doccia. Può immaginare come ne risente la pelle, soprattutto su soggetti con allergie o altri problemi", racconta la presidente del Comitato. Che punta il dito contro l'amministrazione comunale e il gestore dell'acquedotto di Andora, la società Rivieracqua: "È un'emergenza importante, ma non c'è sufficiente attenzione. Il gestore è completamente assente, continua a erogare le bollette come se il problema non ci fosse, non c'è mai stato un incontro con i cittadini, il Comune dice di non essere responsabile della gestione dell'acqua e quindi delega la responsabilità a Rivieracqua". Quest'ultima si occupa della gestione dell'acquedotto del paese dal 2015. Nonostante questo, secondo il Comitato, non ci sarebbe comunque stata una pressione incisiva da parte dell'amministrazione sul gestore. "So che il sindaco ha scritto al gestore chiedendo almeno di diminuire la quota acqua ma - a suo dire - non rispondono neanche a lui".

Sabrina Grassa ha spiegato che il Comitato è assistito da un legale in questa battaglia per l'acqua dolce: "Riceviamo lamentele da parte di centinaia di utenti, soprattutto delle seconde case". La presidente ci tiene a ribadire che Andora è un paesino che vive soprattutto di turismo e di seconde case. Di qui il grosso disagio prolungato nel tempo. "I proprietari delle seconde case preferiscono non venire per non rovinare gli impianti", racconta Sabrina. L'acqua è stata sottoposta anche a delle analisi a fine settembre: "Le abbiamo fatte fare a un laboratorio accreditato, il risultato è quello di un'acqua non potabile con una conducibilità elevatissima. Però non ci sono batteri, quindi abbiamo rassicurato i cittadini su questo". 

 

 

 

Il disagio, inoltre, interessa pure le attività commerciali, come parrucchieri, bar e ristoranti. Anche se queste ultime due categorie "sono molto più silenti perché temono la perdita del turismo, quindi non si sono esposte molto", spiega la presidente del Comitato. Che poi con un pizzico di ironia aggiunge: "Ora tutti sperano che piova". La responsabilità, continua Sabrina, è del gestore che "non ha monitorato i pozzi. Si poteva evitare che arrivasse il cuneo salino". Il problema, comunque, persisterebbe da anni per colpa di tubature vecchie. Una soluzione sembra non esserci, ma Sabrina insiste: "Nel nostro Comitato abbiamo perfino un ingegnere che si occupa di emergenze idrico-umanitarie che porta l'acqua in Africa dove non c'è, è rimasto allibito". Qualche proposta i cittadini l'hanno fatta, ma senza successo: "Abbiamo mandato due lettere per fare un sopralluogo e una mappatura dei pozzi. Ma dall'amministrazione ci hanno risposto che anche se i pozzi si trovano sul territorio di proprietà comunale, la gestione è di Rivieracqua, quindi se loro entrano commettono violazione di domicilio". Il Comitato nel frattempo si è mosso nei confronti del gestore: "Sono partiti degli esposti".

 

 

 

LA RISPOSTA DEL SINDACO

"Dal 2016 il comune di Andora non ha più la gestione diretta degli impianti, passati per legge al gestore Rivieracqua che ha 62 milioni di debiti. L'Ato idrico è stato commissariato dalla Regione  Liguria che, dopo decenni, ha messo finalmente mano alla questione reti idriche, approvando il progetto, il Master Plan del Roja: una rete nuova nell'imperiese per assicurare la fornitura a tutta la provincia e anche a noi - spiega il sindaco Mauro Demichelis -. Andora mette in questo progetto 4 milioni di euro per la sostituzione una tubatura logora che da moltissimi problemi sull’imperiese. Ci lavoriamo da anni e per fortuna il Governo ha mandato il commissario Gaia Checcucci che ci ha aiutato e firmato gli accordi. Sono state già fatte le gare. La ditta affidataria ha difficoltà a reperire i tubi, pare a causa della guerra. A prescindere dai problemi nelle forniture per i lavori, i cittadini non possono attendere la fine dei lavori". Sui motivi della mancanza di acqua dolce, il primo cittadino conferma che si tratta di un problema di siccità: "È un anno che ad Andora non piove. Alcuni pozzi hanno l’acqua dolce, altri situati sulla costa pescano l'acqua del mare. Se non c'è l'acqua dolce a fare pressione in falda entra quella del mare. Rivieracqua dice che aveva due scelte a disposizione: o chiudere i pozzi di acqua salata, togliendo il servizio a parte di Andora  o mischiare l’acqua dolce con quella salata, dando acqua a tutti. Ha scelto la seconda, ma non si può continuare così".

Demichelis ha provato a mettersi in contatto con Rivieracqua ma senza successo: "Ho sulla scrivania un plico di lettere inviate da aprile 2022 a pochi giorni fa, per conoscere la situazione dei nostri pozzi e chiedere soluzioni al problema. Con le associazioni dei consumatori chiediamo di accedere ai pozzi, ma le chiavi le ha Rivieracqua, noi non possiamo neanche alzare i tombini e avere i dati del telecontrollo dei pozzi. Telecontrollo che avevamo messo noi prima del 2016. Quando la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza siccità per tutta la Liguria, ho potuto ordinare a Rivieracqua di scavare un pozzo ed effettivamente lo hanno fatto. In alcune zone di Andora l'acqua è tornata dolce". Infine su possibili soluzioni: "Ci vuole acqua dolce e bisogna prenderla dov'è, nei territori vicini. Ho chiesto che le condotte di Andora siano  collegate con procedura d'urgenza ad una vallata vicina, dove c'è abbondanza d'acqua e c’è un comune disposto a venderla. Nell'immediata emergenza è possibile posare anche solo semplicemente un tubo  che arrivi ad Andora. Ma  questo progetto deve  superare un ostacolo burocratico: noi siamo nell'Ato Imperiese e Villanova d'Albenga, dove si trova l'acqua dolce, è in quello Savonese. Per legge l'acqua di un Ato non può passare ad un altro. Difficile spiegarlo alla gente che rivendica il quotidiano diritto all'acqua potabile".

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