Non ci credete?

Roberto Gualtieri, la foto che lo asfalta: cosa state vedendo

Claudia Osmetti

Safari capitale. Roma. Una macchina, magari della polizia municipale. Appostata lungo il Tevere. Inizia ad albeggiare. Un paio di agenti a bordo, uno col binocolo scruta l'orizzonte e l'altro guarda fisso nel mirino di una carabina a infrarossi. Punta l'obiettivo, c'è un branco di cinghiali che scorrazza rovistando tra i rifiuti. Il muso per terra intento a setacciare qualche traccia di cibo. È un po' troppo lontano, l'auto si avvia in folle. Parteil colpo. Narcotizzazione e abbattimento, manco fosse (appunto) un safari africano. Devono immaginarsela così, alla Regione Lazio, l'"estinzione" (il termine non è a caso) dei cinghiali romani. Croce e delizia, anzi: solo croce, dei cittadini e dei turisti e di chiunque, negli ultimi anni, abbia messo un piede al Colosseo o davanti alla Fontana di Trevi. Un problema che si trascina da tempo, che non è solo decoro e sicurezza urbana, ma è anche sanitario perché da quando è scoppiata la psa (la peste suina africana) c'è pure quell'aspetto. E mica è secondario.

 


VUOTO SANITARIO
Per questo la giunta di Nicola Zingaretti (Pd) si è riunita a un tavolo e, lo scorso fine novembre, ha messo a punto un piano. Dettagliato. Fin troppo. Per risolvere la questione una volta per tutte e con una time-line (cioè una scadenza) che si conta in giorni e in mesi. Un mese solo per contenere i cinghiali infetti, sei per ridurre il loro numero e un paio d'anni per dire addio alla malattia suina. Sì, ma come? Il Grande raccordo anulare (il Gra) e il fiume Tevere fanno da barriere fisiche: dentro il tracciato sarà caccia aperta. Nel senso più letterario possibile: chiusi tutti i varchi, bloccate tutte le entrate, sbarrati tutti i sottopassi e i sovrappassi. In trappola. A questo punto bisogna (si legge nel documento che spiega la strategia) «raggiungere il prima possibile il vuoto sanitario nell'area infetta all'interno del Gra e nell'area cuscinetto».

Anche la terminologia, pare da tattica consumata in una guerra militare. E forse lo è per davvero: non militare, ma "guerra" sì. Tocca «organizzare la ricerca sistematica delle carcasse», anche nelle zone limitrofe, nessun'area può essere dimenticata. Servono le catture «supportate dall'attività venatoria»; serve abbattere i cinghiali e analizzare i cadaveri per poi procedere alla loro distruzione; servono le gabbie-trappola, i narcotizzanti; servono (soprattutto) le carabine con l'ottica di puntamento, per capirci: quelle "col laser", che si possono usare anche di notte, anche col buio, da una postazione fissa o da una macchina in movimento; e serve quella che in gergo viene definita "la tecnica della girata", che prevede l'impiego dei cani.


Il tutto proprio lì. Non in un parco sperduto del Sudafrica o dello Zimbabwe o del Lesotho (dove, per altro, i cinghiali manco ci stanno e chi si arma di fucili di precisione se la prende con leoni ed elefanti che sono a tutti gli effetti nel loro ambiente naturale). No. Nella città eterna. Nella Roma capitale. Nell'urbe di Giulio Cesare e dei papi. Chiaro, carabina in spalla saranno le guardie della città metropolitana, al secolo i vigili della polizia locali e i Selecontrollori, che saranno formati apposta per questo genere di attività. Non è che rispolveri la carabina del nonno e ti metti a sparare dal finestrino della Cinquecento solo perché sta passando una famiglia di animali mentre sei fermo al semaforo rosso. Però il concetto resta più o meno quello. Per l'occasione, spiega l'edizione romana di Repubblica, verranno anche formate delle figure specifiche, pescandole tra i cacciatori capitolini, che avranno la funzione specifica di «ricerca attiva delle carcasse».

 

FUORI CONTROLLO
Pronti, via. L'hunter cinghiale in salsa La dolce vita. All'istituto comprensivo Pio La Torre, nel quartiere Quartaccio, mercoledì scorso, un branco è stato visto passeggiare fuori dai cancelli della scuola. In pieno giorno, tra la preoccupazione dei ragazzi e pure degli insegnanti. Due settimane fa, a Casal del Marmo, i residenti di alcune palazzine ne hanno immortalati altri con le telecamere di videosorveglianza: «Siamo prigionieri in casa nostra», dicono. Nei parchi, davanti ai cassonetti dell'immondizia, nei parcheggi dei supermercati: ormai la situazione è fuori controllo. Da maggio a ottobre, solo a Roma, sono almeno 48 i cinghiali trovati infetti da psa e individuati. Adesso arriva la stretta, dentro il cerchio della A90, ché le tabelle delle attività di analisi parlano chiaro: i positivi ci sono, si deve agire «per la riduzione e la successiva estinzione della popolazione del cinghiale all'interno del Gra». Obiettivo estinzione. Anche se serve la carabina.