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Pd e M5s contro la Madonna: "Fa diminuire gli aborti, toglietela"

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Caterina Maniaci
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Piove e soffia un vento freddo, un cielo plumbeo pesa sopra Venezia, ma malgrado tutto qualcuno passeggia sotto l'ombrello in piazza san Marco e poi si spinge fino alla Scuola grande, nelle sue sale in cui lo sguardo si perde, tra la tanta bellezza profusa. Qui viene ospitata la mostra di icone sulla Sacra Famiglia organizzata dalla fondazione Russia Cristiana, dal titolo «Amore fa queste cose». Il caso vuole che proprio una delle icone ospitate dalla mostra sia balzata agli onori della cronaca, prima locale, ora nazionale. E la tentazione di parlarne è troppo forte... «La xe una monada, par cossa da fastidio la Madona co' l'suo putelo in bracio?», sospira una signora, crollando la testa, che getta un'occhiata al manifesto della mostra e introduce al discorso. Si vede che c'è voglia di parlarne, di commentare, anche se di notizie, più o meno tragiche, ce ne sono molte. A Venezia il caso comunque fa discutere. E non solo qui. Anche perché sulla vicenda è intervenuto, tra gli altri, Matteo Salvini. «Se anche Maria, Giuseppe e Gesù Bambino danno fastidio a Pd e Cgil, ho finito le parole...», twitta infatti laconicamente il ministro delle Infrastrutture e del Trasporti.

 

 

 

IL VETO POLITICO

Al centro, proprio un'icona che raffigura appunto Maria, con in braccio il Bambino che accarezza il volto di sua madre, sotto lo sguardo amorevole di Giuseppe. È stata esposta nella mostra veneziana, poi nel presepe natalizio dell'ospedale civile di Venezia, nei vari reparti fino a Ginecologia. E qui è stata "accusata" di rappresentare una sorta di simbolo «divisivo». Da chi? Da alcuni rappresentanti sindacali, del Pd e pentastellati. Replica dalla Cappellania dell'ospedale, dalle Acli, insomma dal mondo cattolico e anche dalla stessa Usl 3 del nosocomio. Il problema specifico è sorto nel reparto di Ginecologia. Qui, per molti, come ha raccontato la stampa locale, Il Gazzettino in particolare, ci si troverebbe a subire l'influenza oppressiva di un'icona «inopportuna» per il messaggio miratamente anti-abortista. «Come Pd chiediamo che si rimuovano subito le rappresentazioni religiose che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti», hanno subito protestato la segretaria comunale dem Monica Sambo e il consigliere regionale Jonatan Montanariello, visto che «il compito dell'Usl è quello di garantire alle donne il diritto ad una libera scelta, rimuovendo tutti i vincoli e le tante difficoltà che oggi ci sono».

Interviene anche la Cgil: «Sono altri i luoghi dove esporre immagini religiose all'ospedale e comunque l'esposizione deve avvenire sempre nel rispetto delle donne e della loro sensibilità», dice il segretario confederale Daniele Giordano. Perché l'icona si troverebbe collocata a dove avvengono i colloqui per valutare le interruzioni di gravidanza, «in un contesto in cui l'applicazione della legge 194 è sempre più messo in discussione dalla diffusione dei medici obiettori e dalle tante difficoltà che le donne trovano nel fare questa scelta», rimarca Sambo. Insomma, l'icona farebbe parte di una «strategia della dissuasione» per mettere in crisi le donne in procinto di abortire. Una donna con il Figlio e il marito... Arriva la reazione a questa levata di scudi. La Cappellania fa sapere di aver appreso «con stupore» che si è creato questo caso. Simbolo divisivo, che lede la libertà e i diritti di scelta delle donne? Tutto, fuorché questo. Anzi, l'icona è un simbolo che richiama «all'amore, alla cura e all'accoglienza reciproca». Senza considerare, poi, che l'iniziativa non è neppure nata dalla Cappellania stessa o da un'altra realtà diocesana. «L'icona della Sacra Famiglia può dare speranza in momenti di sofferenza e anche di felicità, un richiamo spiri tuale. Non cadiamo in pole miche pretestuose e vediamo il vero messaggio di quell'immagine», commenta Cristian Rosteghin, vicepresidente delle Acli del Veneto.

 

 

 

VENDETTE SOVIETICHE

La nota della Ulss 3 Serenissima risponde, dal canto suo, rilevando, tra le altre cose che «l'opera contemporanea è stata realizzata da Russia Cristiana, fondazione italiana nel mirino del governo di Putin», e che si tratta di un «tentativo strumentale» quello di associare il dipinto al tema dell'interruzione volontaria della gravidanza. Russia Cristiana, chiamata in causa, spiega che in realtà si tratta di «un'esagerazione» quella di definirla «nel mirino di Putin» e di fatto la frase viene poi eliminata anche dal sito dell'azienda sanitaria. In effetti la fondazione ha una lunga storia, fin dal 1957, ai tempi dell'Unione Sovietica, quando era già una provocazione definirsi "Russia Cristiana", come ha ricordato Adriano Dell'Asta, il vicepresidente, ma non intende farsi trascinare nella polemica, però, sottolinea, «la cultura deve servire a creare ponti, ma per farlo bisogna essere in due» e che «per noi resta esemplare la linea dell'attuale Pontefice, Francesco, che senza rinunciare a vedere quel che è accaduto, ha come obiettivo il ritorno della pace». 

 

 

 

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