Resta al 41bis

Alfredo Cospito, la minaccia degli anarchici: "Adesso sarà un inferno"

Antonio Rapisarda

«Assassini, assassini! Adesso saranno responsabili di tutto quello che succederà...». Appena giunta la decisione della Corte di Cassazione che conferma il 41bis per Alfredo Cospito, dal sit-in autoconvocato esplode la rabbia anarchica. Dal gruppo dei manifestanti, un centinaio accorsi in solidarietà dell’insurrezionalista attendendo sotto il “Palazzaccio” di piazza Cavour la deliberazione, riprendono subito voce per “prometterle” a modo loro allo Stato, al governo, alle forze dell’ordine e ovviamente ai giudici che hanno stroncato le loro speranze. Il “verdetto” dei compagni del terrorista in sciopero della fame da 120 giorni, a cui è stato rigettato il ricorso della difesa, è consequenziale con la linea vittimistica che hanno tenuto in queste settimane di tensione. Linea comunicativa più che presente anche nella maratona oratoria improvvisata fin dalla mattinata. Tanti gli striscioni e gli slogan contro l’ergastolo e la «tortura di Stato».

 

Il claim della piazza è lo stesso che il guru anarchico ha pronunciato agli stessi esponenti del Pd che sono accorsi a trovarlo in carcere nei mesi scorsi: «Fuori tutti dal 41 bis». Una volta giunto il verdetto dal gruppone si sente urlare: «Lo hanno condannato a morte. State fomentando rivoluzioni». In realtà le condanne e le minacce – dopo l’escalation di attentati dimostrativi andati in scena in mezza Europa – provengono solo dal fronte anarchico. Lo hanno rivendicato apertamente: «Se Alfredo muore, ve la faremo pagare». È evidente, sono pronti a farne un martire: «Alfredo Cospito vive e vivrà per sempre. Qualsiasi cosa succeda». A indicare la “rotta” ai compagni in piazza è stato proprio Cospito. Per prima cosa ha annunciato di non voler più prendere gli integratori, aggiungendo di essere convinto «che quindi morirà presto». Poi ha ufficializzato la sua volontà: «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta» contro il carcere duro. Proprio per questo si teme che la tensione nelle manifestazioni e nei contesti “sensibili” possa esplodere. Il circolo anarchico Galipettes di Milano ha già annunciato che oggi prenderà parte al corteo contro la guerra portando dentro la protesta contro il 41 bis e uno slogan esplicito per Cospito: «Lo Stato lo ha condannato a morte». L’eco della sentenza è giunta pure a Madrid con gli anarchici che hanno rilanciato la necessità «di continuare a lottare contro il regime di tortura che è il 41bis» e di dire «a gran voce che lo Stato italiano è uno Stato assassino».

 


Non sono mancate le reazioni politiche al verdetto. In punta di diritto il commento del ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Prendiamo atto della decisione della Corte. Come più volte illustrato in Parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza». Per il sottosegretario Andrea Delmastro ieri è stata scritta «la pagina definitiva» sulla questione: «Le intimidazioni e le violenze non piegano lo Stato: Cospito rimane, correttamente, in regime di 41 bis». Da parte sua e del governo ricorda che sono state «sempre difese le istituzioni democratiche dalle violenze del terrorismo, senza alcuna indulgenza e senza farci intimorire. La Cassazione conferma che vi erano tutti i presupposti giuridici per il mantenimento del carcere duro a carico di Cospito». Sulla vicenda è intervenuto pure il candidato alle primarie del Pd Stefano Bonaccini: «Il 41bis è uno strumento importante: non si tocca». Per FdI la Cassazione «fa calare il sipario sulla richiesta di sospensione del 41 bis per Cospito». Ne è convinto il capogruppo alla Camera Tommaso Foti secondo il quale a nulla sono valse «le intimidazioni ai danni delle istituzioni. Per il collega e capogruppo azzurro Alessandro Cattaneo ogni decisione su Cospito è stata assunta nel pieno rispetto delle garanzie. Per questo, lo Stato non arretrerà né si lascerà condizionare dalle nuove e gravissime minacce degli anarchici».