Mamma mia

Marco, la storia choc: "È al quinto mese di gravidanza"

Mancava solo un ultimo passaggio per concludere la transizione di genere. Subito dopo l’isterectomia, cioè l’asportazione dell’utero, una giovane donna romana avrebbe potuto diventare quello che voleva essere: un uomo. Era stata infatti accertata la disforia e la cura ormonale a cui si era sottoposta aveva iniziato a farle crescere la barba. Era tutto pronto anche per lo Stato italiano: il tribunale aveva autorizzato la rettifica anagrafica del sesso e dunque il cambio del nome sui documenti. Ma ora Marco, questo il nome di fantasia inventato da Repubblica che ha fatto conoscere la sua storia, dovrà rimandare o ripensarci. Succede infatti che la giovane andando in ospedale per i controlli e le analisi di routine che precedono l'asportazione dell'utero ha avuto la certezza di essere rimasta incinta dopo un rapporto sessuale. E di essere già al quinto mese di gravidanza

 

Al comprensibile stupore e all'angoscia di Marco, rivela Repubblica, si somma l'impreparazione dei medici romani che lo hanno in cura e che non si erano ancora mai trovati di fronte a un caso simile. La situazione è infatti complessa e delicata: da una parte ci sono da affrontare le enormi difficoltà legate al completamento del percorso di transizione del genere visto che al momento l’isterectomia non è praticabile; dall’altra lato ci sono gli accertamenti sulla sua salute e su quella del feto per verificare che le terapie ormonali non abbiano causato danni. Dopo lo shock per il ragazzo, si è immaginata anche la strada di un’interruzione volontaria di gravidanza, possibile dopo i primi novanta giorni soltanto davanti a gravi malformazioni del feto o al pericolo di vita durante la gravidanza o durante il parto per chi lo porta in grembo. E questo solo gli accertamenti medici potranno dirlo. Anche se l’ipotesi al momento non sembra così concreta perché non ci sarebbero grandi rischi. È la ragione per la quale sono in corso confronti ad alto livello tra i medici che stanno seguendo il caso di Marco.