Il Papa boccia l'ideologia gender, il bel mondo progressista e cattolico lo censura
Ad osservare le reazioni riservate alle dichiarazioni del Papa sulla «brutta ideologia» del gender sembrerebbe che qualcosa non torni, nemmeno nel mondo cattolico. Perché Avvenire, ad esempio, che è l’organo dei vescovi italiani, dedica solo un articolo in una pagina interna (ben interna, pag. 16) a quella che è una presa di posizione netta ed inequivocabile su uno degli asset ideologici portanti del mondo contemporaneo? Perché in tanti che si dicono cattolici si mostrano silenti o indifferenti?
Prima di provare a dare una risposta a queste domande, una considerazione preliminare si impone: il Santo Padre non ha fatto altro che il suo mestiere, non potendo contraddire la dottrina e l’antropologia cristiane in uno degli assunti fondamentali: l’esistenza di due soli generi “naturali”, ben definiti nelle loro differenze specifiche e complementari nell’attuazione del disegno della Creazione così come è stata voluta da nostro Signore.
Eppure, negli ultimi tempi, proprio in seno alla Chiesa si è diffusa una narrazione che tende ad assecondare anche su questo punto cardinale la narrazione progressista secondo cui i generi non esistono ed esiste solo l’assoluto l’arbitrio o il capriccio con cui, “fluidamente”, ognuno di noi si sceglierebbe a proprio piacimento il ruolo da giocare nella vita, a cominciare da quella sessuale.
C’è chi si è spinto, come Michela Murgia, a reinterpretare le Scritture e a sovvertirle fino ad affermare che «Dio è queer». E chi, come Enzo Bianchi, il fondatore della Comunità monastica di Bose, è arrivato ha recensito favorevolmente l’edizione italiana della Bibbia queer, un successo editoriale mondiale.
SPIRITO GREGARIO
Qui non si mette in dubbio, fino a prova contraria, la buona fede di molti che si sono cimentati, anche all’interno della Chiesa, in questi tentativi che un tempo sarebbero stati considerati eretici, o addirittura blasfemi: senza il riferimento ad una “natura umana” data e definita il cattolicesimo, infatti, semplicemente non è. Non si può però non osservare che in non pochi hanno accettato o favorito la narrazione “fluida” imposta dalla sinistra globale per mero spirito gregario, con il compiacimento di sentirsi “dalla parte giusta” della storia e poter godere dei benefici che la nostra epoca concede a chi si piega senza riflettere ai suoi miti. Qualunque sia l’origine nei singoli di questa “deviazione”, il fatto è che, nel post-Sessantotto, la Chiesa non è restata impermeabile ad ideologie decostruttive e relativistiche che l’hanno portata ad assecondare il secolo anche nelle sue richieste più anticristiane. A venir meno è stata quella proficua tensione che si era creata nei secoli fra il Potere e la Morale, fra Stato e Chiesa considerati in senso ideale per dirla con Benedetto Croce.
In questa temperie, papa Francesco, perla sua distanza anche culturale dai problemi dottrinali emersi nel mondo occidentale al tempo della sua crisi attuale, è potuto così sembrare ai più un pontefice che quasi prendeva congedo dalle basi dottrinali della religione di cui è a capo. Non si è perciò tardato a farne un idolo mediatico, a considerarlo testimonial di un mondo progressista che dell’odierna deriva nichilistica è causa ed effetto allo stesso tempo: da Eugenio Scalfari a Fabio Fazio, per restare in Italia, in molti lo hanno frainteso, o peggio strumentalizzato.
FINE DELL’EQUIVOCO
Era ovviamente tutto un equivoco, che quando, come a proposito dell’ideologia gender, si svela come tale, interrompendo una narrazione accreditata, finisce per generare sconcerto e malcontento. La risposta, a quel punto, non può che essere l’omissione o la derubricazione della notizia. A ulteriore testimonianza, si dovrebbe dire, del fatto che il problema principale della comunicazione attuale non è certo quello delle fake news, ma consiste più radicalmente nella continua costruzione della rilevanza o meno di una notizia a seconda che corrisponda o meno alle narrazioni dominanti.
C’è però un elemento ulteriore che nelle parole del Papa va sottolineato e che dovrebbe far riflettere soprattutto coloro che, pur dicendosi liberali, strizzano con nonchalance l’occhio ai dogmi della sinistra globale. Il Pontefice ha infatti condannato l’ideologia gender non solo perché in contrasto con la dottrina, ma anche perché «cancella le differenze e rende tutto uguale». Egli ha poi significativamente aggiunto che «cancellare la differenza è cancellare l’umanità». Strano paradosso per chi, proprio in nome delle dell’“inclusività” e della promozione delle “diversità”, ha dichiarato guerra senza quartiere al mondo tradizionale!