Odio totale

8 marzo, sfregio delle femministe contro la Meloni: "Vaffanc***"

L'8 marzo Festa della Donna diventa "L'8 contro il patriarcato e il sistema malato". Migliaia di donne, ragazze e bambine si sono ritrovate al Circo Massimo: al corteo organizzato da "Non una di meno" in occasione dello sciopero generale proclamato per oggi, Giornata internazionale della donna.

La manifestazione ha attraversato il centro di Roma in direzione Trastevere, in contemporanea con le altre iniziative in tutta Italia. Megafoni e tamburi al posto delle mimose, scotch nero sulla bocca, lo avevano detto: e sotto lo slogan 'sciopero femminista contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme', a guidare la piazza è la difesa dei diritti delle donne. Non tutte però. Non quelle israeliane per esempio. 

 

 

Nella manifestazione tinta di fucsia, sono infatti decine le bandiere palestinesi: "Le donne in Palestina scrivono la storia, intifada fino alla vittoria", gridano. E urlano dei grandi "vaffa" alla presidente del Consiglio: "Meloni complice del genocidio", si legge sui cartelli dietro lo striscione "Non in nostro nome", a firma "donne de borgata contro il genocidio".

A chiedere lo stop al genocidio e il cessate il fuoco a Gaza c’è il Movimento degli studenti palestinesi, ma anche le ragazze iraniane di Donna, Vita, Libertà. Perché, spiegano, "è assurdo sentirsi privilegiate per essere ancora vive". Per le organizzatrici di Non una di meno, "oggi questo sciopero è importante, come del resto è importante ogni giorno in cui le donne si esprimono e riescono a rendere evidente la centralità che hanno nella società", ha spiegato Maria Edgarda. Perché, ha aggiunto"quello che noi usiamo come slogan è una descrizione pedissequa della realtà: se ci fermiamo noi, si ferma il mondo".

 

 

Critica con il governo è anche Gabriella Marando, attivista di "Non una di meno", che accusa il governo Meloni di pensare "solo alle donne fertili e cisgender": "Nei consultori è rimasto soltanto il reparto di ostetricia - si sfoga con l'Agi - ma le donne sono tali anche a ottant'anni e sembra che al governo interessi solo l'aspetto della procreazione mentre c'è anche l’aspetto della salute e dell’educazione sessuale". Simona Lanzoni della fondazione ’"Pangea - La vita riparte da una donna" invece pone l’accento sul gender gap lavorativo: "Bisogna fare di più per aiutare le donne - dice - anche se il gender gap in questi anni si è ridotto ancora però c’è molto da lavorare".