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Virginia Raggi, cacciato il funzionario "anti-pecore"? Vince lui: incassa 107mila euro

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Quando ancora era sindaco di Roma, Virginia Raggi aveva lanciato una proposta surreale. Trattasi del cosiddetto "eco-pascolo", parte di una ampia iniziativa per promuovere pratiche ecologiche e sostenibili nella gestione dei parchi e dei giardini della Capitale. Il progetto, datato 2028, prevedeva l'uso di pecore (sic!), capre e altri animali per bruciare l'erba. L'obiettivo, infatti, era mantenere i prati puliti e ridurre così la necessità di macchinari e di interventi umani. Un approccio futuristico che avrebbe dovuto determinare un duplice vantaggio: risparmiare risorse economiche e ridurre l'inquinamento causato dai tosaerba a motore.

Come c'era da aspettarsi, l'iniziativa lanciata dalla sindaca pentastellata, in carica dal 20216 al 2021, non fu accolta nel migliore dei modi. Fioccarono infatti critiche di molti cittadini che mettevano in dubbio la buona riuscita del progetto ecologico. Ma alla fine le pecore tosa erba nei parchi di Roma non sono mai arrivate

 

 

Nei mesi di dibattito, però, il direttore della Gestione Territoriale Ambientale, Pietro Maria Scaldaferri, prese subito una posizione netta, contraria all’idea, sostenendo che le pecore non avrebbe potuto sostituire i giardinieri del comune. E forse proprio per quelle parole, così come ricorda Repubblica, nel 2020 fu allontanato, anche se le motivazioni non furono mai confermate. Di sicuro oggi, a distanza di 4 anni, il funzionario ha vinto la battaglia legale contro il Campidoglio: gli è stato riconosciuto un danno quantificabile in 107mila euro. Soldi, neanche a dirlo, a carico dei contribuenti.

 

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