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Rosarno, 30 arresti per capolarato

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Sfruttavano gli immigrati costringendoli a lavorare anche 15 ore al giorno

Eleonora Crisafulli
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Trenta persone sono state arrestate per sfruttamento illegale di manodopera clandestina a Rosarno.  Si conclude così l'operazione «Migrantes» compiuta dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, dopo le indagini, avviate nelle ore successive alla rivolta di gennaio e coordinate dalla Procura di Palmi, su una fitta rete di «caporali» che procurava illegalmente lavoro agli immigrati. Allo stesso tempo sono state identificate le aziende agricole che utilizzavano la manodopera straniera sottopagandola. I braccianti extracomunitari, dietro un compenso quotidiano di pochi euro, erano costretti a lavorare in condizioni disumane nei campi, raccogliendo gli agrumi coltivati nel rosarnese, fino a 14-15 ore al giorno. L'inchiesta ha consentito inoltre di mettere in luce un sistema di truffe perpetrate ai danni degli enti previdenziali: sul piano patrimoniale, sono stati sequestrati duecento terreni e venti aziende agricole per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

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