Vent'anni fa uccise la famiglia
Ora Carretta ottiene l'eredità
Vent'anni dopo aver massacrato la famiglia, Ferdinando Carretta entra ufficialmente in possesso dell'eredità dei genitori. Ora l'uomo è proprietario della casa di Parma dove uccise padre, madre e fratello e di 38mila euro, per un valore totale di 350mila euro. Ieri c'è stata la firma alla presenza del notaio Carlo Maria Canali del documento che lo reintegra della proprietà dell'appartamento. Da sei anni Carretta era in causa con le zie Paola Carretta, Adriana e Carla Chezzi. "Fino alla firma ho avuto molti dubbi. Ci ho ripensato più volte, perchè so che il pericolo è quello che sia sempre collegato a ciò che è accaduto. Ma poi ho deciso di mantenere inalterato l'accordo, perchè già da alcuni mesi avevo raggiunto un'intesa con mia zia Paola: a me la casa di via Rimini, a lei quella di via Campioni", ha spiegato l'uomo durante un'intervista rilasciata alla 'Gazzetta di Parma'. Ma Ferdinando non vivrà nella casa paterna: "Non me la sento", ha dichiarato. "Per ora, visto che l'appartamento è affittato, riscuoterò i canoni. Poi è probabile che lo venda. Comunque, al di là della casa di via Rimini, non ho intenzione di tornare a vivere a Parma. Penso di ricominciare a Forlì. Da più di due anni sono in comunità, ma al mattino lavoro come impiegato in una cooperativa del centro della città. Anche grazie agli appoggi della comunità, spero di poter trovare un lavoro a tempo pieno". E già pensa al futuro, con una moglie e dei figli. E la totale libertà: "Desidero ottenere la libertà definitiva in tempi brevi. D'altra parte, prima della comunità, avevo già trascorso sette anni e mezzo in un ospedale psichiatrico giudiziario. E non ho mai dato problemi. Ho fatto il mio percorso di riabilitazione, come era giusto che fosse e ora mi sento pronto ad affrontare la vita". Il suo tarlo più grande p la tragedia di cui è stato protagonista: "Continuo a pensare al fatto che la tragedia poteva essere evitata. Se io mi fossi curato, quello che è successo non sarebbe mai accaduto. È un pensiero costante. Ma c'è anche un altro peso enorme con cui fare i conti: il fatto che i corpo di mio padre e mio fratello non siano stati trovati".