«Se qualcuno pensa di spaventarci odi fermarci nella nostra azione democratica, si è sbagliato di grosso». Così parlò il segretario della Cgil di Genova, Igor Magni, commentando l’aggressione al suo compagno Fabiano Mura, leader degli edili del sindacato rosso. Costui aveva dichiarato alla polizia di essere stato pestato da due fascisti, che lo avevano affiancato in auto, insultato, preso a pugni, sputacchiato e poi se ne erano andati facendo il saluto romano. La Cgil ha cavalcato subito l’episodio, portando centinaia di persone in piazza nell’operaia Sestri Ponente. Anche la candidata sindaca della sinistra, Silvia Salis, era accorsa per dire che «si respira un clima che non va bene» e «ribadire lo spirito antifascista di Genova».
A tre giorni di distanza, è sempre più forte il sospetto che il signor Mura si sia inventato tutto. La Digos non trova riscontri al suo racconto. Dice che è uscito da solo, invece risulterebbe che era in compagnia. È evasivo su dove stesse andando e a fare che cosa. Nessuna telecamera ha ripreso la scena del pestaggio. Nei dintorni del luogo dove dovrebbe essere accaduta non si trovano tracce della presenza di due aggressori. Si è scoperto anzi che l’auto tappezzata di adesivi per il referendum sul lavoro, dal quale i picchiatori avrebbero capito che alla guida c’era un compagno, quella mattina era rimasta in garage. Anche le ferite che l’assalito avrebbe riportato sarebbero svanite, ma il sindacalista sostiene che è tutto merito delle sue abilità difensive da karateka. Non ultimo, l’uomo ha ritirato la denuncia, perché troppo scosso per farlo, si è giustificato.
MOLTI DUBBI
Insomma, si sente odore di bufala, non si sa se dovuta a raptus individuale, se concertata con qualcuno perché la sinistra in campagna elettorale non riesce mai a rinunciare a un po’ di antifascismo spicciolo, o se tollerata perché ormai la Cgil ligure è una zattera alla deriva. Fatto sta che, per parafrasare il Cipputi Magni, se qualcuno pensa che la sinistra o la candidata sindaca Salis, perché la loro azione democratica non sia inquinata dall’aver preso un granchio, si scusino per avere cavalcato un fatto inesistente, si sbaglia di grosso.
Ha troppa poca personalità questa atleta di nicchia, nota soprattutto per aver sposato il regista sinistrorso Fausto Brizzi ed essere cooptata dal circolino romano, fino ad arrivare alla vicepresidenza del Coni, per ammettere di aver preso una topica e scusarsi per aver dato il suo contributo a rendere ancora più caldo il clima della campagna elettorale genovese.
Salis era campionessa italiana di lancio del martello. A questo giro si può dire che ha tentato di lanciare l’attrezzo sulla testa dell’avversario, Pietro Piciocchi, ex vicesindaco di Marco Bucci e attuale candidato del centrodestra, ma ha finito per tirarselo sui piedi. La signora però non fa un plissé, fa pippa e tira avanti, sempre nel nome dell’antifascismo, che è la sua unica proposta.
A questo riguardo, si spera che a nessuno venga in mente di strumentalizzare in chiave elettorale la visita del presidente della Repubblica, che sarà a Genova il 25 aprile per celebrare la Festa della Liberazione, giusto un mese prima del voto comunale. Tirarlo perla giacca sarebbe di pessimo gusto. Tra i carruggi si maligna che la sinistra, data in vantaggio nei sondaggi, perda quota giorno dopo giorno. Salis è stata un’ottima scelta di marketing, fa tutto quello che le dicono, visita fabbriche e circoli in agenda, ma appena si fa un po’ più nel profondo, ci si accorge che la candidata non ha nessuna visione della città che vada oltre la proposta, sacrosanta, di un assessorato alla cultura. Qualcuno ha anche cominciato a riflettere sul fatto che la signora non vive in città. Genova però non è solo il minestrone al pesto che Pd è compagni vorrebbero riproporre. Il duo Bucci-Piciocchi le ha cambiato volto, l’ha fatta rinascere.
Ci sono progetti da portare avanti con la cazzuola, non da picconare con il martello.
IMPROVVISAZIONE
A infierire è la parlamentare di Noi Moderati, Ilaria Cavo, ex assessore regionale. «Quella che ha in mente Salis è evidentemente la cultura del pressapochismo» ironizza la candidata vicesindaco per il centrodestra, visto come si era gettata sulla vicenda dell’aggressione con rapidità olimpica.
Per la cronaca, pare che la Procura voglia interrogare ancora una volta il sindacalista sedicente aggredito. Forse anche per capire se si è inventato tutto da solo o altri sapevano. Di sicuro, nessuno vuol prendersi la responsabilità di aver portato in piazza con organizzazione perfetta e fulminea, centinaia di persone. «A Genova si è smesso di ascoltare i cittadini in questi anni» lamentava Salis, criticando «le decisioni piovute dall’alto, senza confronto». I genovesi, quattro giorni fa, hanno ascoltato la Cgil e la candidata della sinistra. E oggi scoprono che gli sono state raccontate un bel po’ di “musse”, come chiamano da queste parti le balle.