L'onda nera è arrivata sui posti di lavoro: ora il nuovo allarme è il "fascismo aziendale"

L'ultimo delirio degli anti-fascisti: il nuovo allarme è il "fascismo aziendale"
di Alberto Busaccavenerdì 18 luglio 2025
 L'onda nera è arrivata sui posti di lavoro: ora il nuovo allarme è il "fascismo aziendale"
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Basta con l’allarme sui fascisti al governo, sulle camicie nere tornate a comandare grazie a Giorgia Meloni. In fondo, diciamoci la verità, ormai non ci crede più nessuno. E basta pure con le solite litanie sull’onda nera mondiale, sul nuovo fascismo che sta conquistando il pianeta, da Trump a Orban, da Putin e Netanyahu. Cose troppo lontane per smuovere davvero le coscienze. Per rilanciare l’antifascismo serve qualcosa di nuovo, di più vicino alla gente, qualcosa che faccia capire agli italiani che il problema del ritorno del fascismo riguarda tutti, che non è una cosa teorica ma può davvero condizionare le nostre vite, la nostra quotidianità... già, ma cosa si può inventare?

Serve un’idea rivoluzionaria e l’idea rivoluzionaria arriva da Giorgio Cremaschi, già sindacalista della Cgil e poi tra i leader di Potere al popolo. È lui, in questi giorni, a lanciare una straordinaria parola d’ordine, a indicare la strada ai novelli partigiani, a trovare un nuovo nemico contro cui combattere col consueto fanatismo: il “fascismo aziendale”.

Ecco, finalmente il pericolo nero non è più una cosa astratta, che esiste solo sulle pagine di Repubblica e nelle trasmissioni di Formigli, finalmente il pericolo nero lo puoi toccare con mano, lo puoi vedere ogni mattina quando entri in ufficio, quando vai alla macchinetta del caffè, quando fai la pausa pranzo e quando finalmente timbri il cartellino per tornare a casa.

Già, ma in concreto, cosa sarebbe questo “fascismo aziendale”? Cremaschi, in un articolo su Contropiano, giornale comunista online, lo spiega così: dicesi “fascismo aziendale” «quel regime autoritario instaurato nelle imprese, secondo il quale il dovere di fedeltà aziendale dei dipendenti viene molto prima dei loro diritti costituzionali». Più nel dettaglio: «Le aziende spiano cosa scrivono i lavoratori sui social, cosa dicono nelle riunioni sindacali, cosa rivendicano e propongono nelle sedi pubbliche. Tanti sono i casi di persecuzione aziendale nei confronti delle libertà dei lavoratori». Ora, quello che viene scritto sui social o detto in sedi pubbliche non è un segreto, ed è chiaro che ognuno di noi è chiamato a rispondere di ciò che posta o che dice. Questo, naturalmente, non significa che nelle aziende, oggi come in passato, non ci siano soprusi o mobbing. Il mistero, però, è cosa tutto questo c’entri con il fascismo. In che modo le aziende si trasformino in “regimi”...

Cremaschi si era già occupato dell’argomento anche sul Fatto quotidiano, in un articolo dello scorso novembre. Titolo: «Quella di Musk e dei suoi uomini è una ricetta di “fascismo aziendale”, ecco perché lo penso». Inizio del pezzo: «Andrea Stroppa, colui che in Italia è accreditato come rappresentante di Elon Musk, ha detto: i sindacati non servono. Basta questa affermazione per definire chi la fa: un sostenitore di un “fascismo aziendale” che nei luoghi di lavoro nega ai dipendenti quelle libertà costituzionali che il padrone pretende per sé». Ecco qui, nessuno critichi i sindacati. Poi, sul fatto che Musk venisse messo tra gli ideologi del “fascismo aziendale” c’erano pochi dubbi...

Ora per i nuovi antifascisti si aprono praterie enormi. Insomma, col fascismo “tradizionale” c’era solo un Duce per ogni Stato, col “fascismo aziendale” ci sono invece, almeno potenzialmente, migliaia di piccoli dittatori, uno per ogni impresa. E dopo l’Anpi, aspettiamo anche la nascita dell’Anpa, associazione nazionale partigiani d’azienda...