Fu Francesco Carnelutti, straordinario penalista italiano, a pronunciare una delle frasi più famose nel diritto: «La pena è il processo». Si sono adeguati i magistrati di Palermo che ricorrono contro l’assoluzione del vicepresidente del Consiglio per il “sequestro” inventato della Open Arms. Si adeguano con entusiasmo e tifo da stadio la stessa Ong protagonista della sceneggiata processuale e persino la rediviva Rifondazione Comunista. Un’alleanza stretta, quella tra alcuni magistrati e la sinistra più estrema, che potrebbe costringere Matteo Salvini ad affrontare di nuovo le forche caudine della giustizia italiana. Non sono bastati gli anni trascorsi finora, vogliono far invecchiare in tribunale il leader della Lega.
Basta leggere il delirio che trasuda dal comunicato con cui Open Arms saluta il ricorso in Cassazione contro Salvini: «Esprimiamo la nostra piena fiducia nel lavoro della procura. Continuiamo ad essere parte civile in questo processo e non abbiamo alcuna intenzione di ritirarci». Non gli pare vero, magari puntano a raccogliere pure quattrini, che non gli bastano mai. La Ong arriva a dire che «i fatti sono stati ampiamente ricostruiti in primo grado, abbiamo piena fiducia nel lavoro della procura». Non vanno oltre, perché poi dovrebbero anche spiegare come mai l’imputato che volevano in galera è stato assolto.
Al coro di giubilo ipocrita si associa Rifondazione Comunista con una dichiarazione del solito Giovanni Barbera, uno dei più ciarlieri esponenti del partito da mille anni a questa parte, anche se con scarso successo, per la verità. Costui prende di petto il vicepremier: «In merito alle dichiarazioni di Salvini secondo cui “difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”, si ritiene doveroso chiarire che nessuno contesta il diritto dello Stato a regolare l’ingresso sul proprio territorio, ma che ciò non può avvenire in violazione dei diritti fondamentali della persona e del diritto internazionale. Il caso Open Arms non riguarda la “difesa dei confini”, mala decisione politica e amministrativa di impedire per giorni lo sbarco di persone già soccorse in mare, trattenendole su una nave in condizioni di grave sofferenza psicofisica. Si tratta, non a caso, di una scelta che la magistratura ha ritenuto potenzialmente rilevante sotto il profilo penale e che merita un pieno accertamento processuale». Una fantastica esposizione in punta di diritto e di vanga...
In pratica si punta a ribaltare quello che hanno accertato i magistrati di primo grado. Si punta al processo a vita, senza alcuno spazio possibile ad una sentenza chiarissima e che ha escluso qualsiasi responsabilità penale di Salvini. Quel che non ha stabilito la giustizia, pretendono di deciderlo la Ong che ha montato il caso e un partitino che tenta di lucrare vantaggi di natura politico-elettorale. Siamo di fronte a un teatrino barbaro che punta alla criminalizzazione di una politica di governo nel solco di quel che ci si era impegnati a fare davanti agli elettori. Ma probabilmente da questi soggetti senza vergogna non ci si può aspettare altro.