La nuova analisi BPA (Bloodstain Pattern Analysis) condotta dal colonnello Andrea Berti, comandante del Ris di Cagliari, sull’omicidio di Chiara Poggi (13 agosto 2007) a Garlasco, rivela una dinamica "profondamente diversa" rispetto a quella cristallizzata nella prima inchiesta, che portò alla condanna di Alberto Stasi. Il rapporto, depositato in Procura a Pavia, si distingue per il volume (oltre 300 pagine contro le 19 della precedente analisi del Ris di Parma) e per la sostanza, offrendo una ricostruzione dettagliata di ogni traccia ematica nella villetta di Garlasco.
Grazie a tecnologie avanzate, come droni e fotocamere 3D usate nell’ispezione del 9 giugno, ogni macchia, goccia o strisciata di sangue è stata ricondotta alla sua origine e dinamica, includendo elementi trascurati in passato, come la sagoma di una mano sinistra in una pozza di sangue, uno schizzo sotto la cornetta del telefono e sgocciolamenti vicino al divano.A differenza della consulenza sull’impronta “33”, questo documento non sarà condiviso con le parti (indagato Andrea Sempio, famiglia Poggi e Stasi) e non avvierà nuove consulenze.
Berti non si è pronunciato sul numero degli aggressori, lasciando il quesito ai colleghi del Nucleo investigativo di Milano. Rimangono aperti interrogativi sulle armi usate (mai trovate) e sul tipo di ferite, su cui indagherà l’anatomopatologa Cristina Cattaneo. La nuova BPA ridefinisce lo scenario dell’omicidio, ponendo interrogativi cruciali sulla dinamica e sul numero dei responsabili.