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Perquisizione in casa, generale della guardia di finanza si suicida

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Coinvolto nell'indagine Rimini Yacht, avrebbe corrotto colleghi per chiudere un occhio. "Fate il vostro lavoro", poi lo sparo

Paolo Franzoso
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Troppo imbarazzante subire una perquisizione per un generale della Guardia di Finanza. Angelo Cardile, alto ufficiale ora in pensione, non ha retto la pressione e si è suicidato dopo aver letto il decreto di perquisizione della sua abitazione, esposto dai suoi colleghi. Mattina presto, Bologna. Coinvolto nell'indagine sulla società Rimini Yacht, relativo alla compravendita di imbarcazioni di lusso, Cardile ha ricevuto le forze dell'ordine dicendo “fate il vostro lavoro”. Sospetti di corruzione e altri reati. Buttato giù dal letto, sembrava calmo, non aveva mostrato nessuna agitazione. Poi si è allontanato un attimo per vestirsi. Ha impugnato la sua pistola, una Glock, arma particolarmente potente, e si è sparato un colpo alla testa. In casa era presente la moglie. I finanzieri hanno subito dato l'allarme. Rimini Yacht ha sede a Bologna, e secondo l'ipotesi accusatoria del pm Scandellari, Cardile avrebbe corrotto alcuni finanzieri in servizio affinché facessero una verifica blanda nei confronti della società. Oltre a Cardile, sono indagati altri quattro uomini delle Fiamme gialle. Oggi, al termine dei rilievi e dell'intervento del medico legale, la perquisizione in via Nadi è continuata, mentre altre sono in corso tra Bologna e Rimini.

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