Ogni giorno la nuova inchiesta sul delitto di Garlasco aggiunge un tassello, un sospetto, un colpo di scena. A quasi vent’anni dalla morte di Chiara Poggi, il caso che sconvolse l’Italia continua a generare domande, teorie e piste investigative. Nel vortice mediatico e giudiziario che si è riacceso, la famiglia di Andrea Sempio vive ore di grande tensione: oltre ad Andrea, ora anche il padre Giuseppe è indagato, seppur in un diverso filone d’indagine, quello sulla presunta corruzione che vede coinvolto il pm Mario Venditti.
È in questo clima di crescente pressione che si muove la nuova squadra difensiva di Sempio, un pool di professionisti che intende ridisegnare la strategia dell’indagato, oggi accusato di concorso nell’omicidio di Chiara Poggi.
Tra i volti nuovi del team c’è il criminologo Armando Palmegiani, un passato nella Polizia di Stato. Palmegiani, interpellato da Fanpage.it, ha spiegato di aver preso parte nei giorni scorsi a una riunione a Roma, presso una clinica privata specializzata in genetica molecolare. All’incontro erano presenti anche Andrea Sempio, gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, e la genetista Marina Baldi: un gruppo che si è formato subito dopo la revoca dell’incarico all’avvocato Massimo Lovati, con l’obiettivo dichiarato di rimettere ordine tra le tante incongruenze del caso.
Tra gli elementi tornati al centro del dibattito c’è l’ormai celebre scontrino del parcheggio di Vigevano, risalente al 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio, e consegnato agli inquirenti dai Sempio nel 2008. Un dettaglio apparentemente marginale, ma che negli ultimi mesi ha assunto un peso crescente nelle indagini. Per Palmegiani, spiega sempre a Fanpage.it, la questione non lascia spazio a grandi dubbi: "Lo scontrino è di Sempio, può non essere un alibi ma siamo certi che lo scontrino l'ha preso lui". Negli ultimi giorni è emerso anche un presunto testimone che ha sostenuto che lo scontrino fosse suo, salvo poi non presentarsi in caserma per formalizzare la sua versione dei fatti.
A rendere ancora più complesso il quadro è la ridda di ipotesi che da anni accompagna il tema dell’arma del delitto, mai ritrovata. Palmegiani invita alla cautela, prendendo le distanze dal rumore mediatico e dalle ricostruzioni fantasiose: "Su questo caso ognuno sembra voler dire la sua, mi sta anche bene che ogni opinionista dica la sua però deve farlo su elementi a disposizione senza portare altre congetture astratta". Il riferimento è alle varie teorie circolate nel tempo: prima un attizzatoio, poi una stampella, fino alla Baby Tonfa, uno strumento da autodifesa usato nel Krav Maga. Ma, come ricorda lo stesso criminologo, il condizionale resta d’obbligo.