Il DNA sulle unghie di Chiara Poggi attribuibile al ramo maschile della famiglia Sempio? Non è una novità. Lo scoprì già nel 2016 Pasquale Linarello. Il genetista commenta la conclusione a cui oggi arriva il perito nominato dal giudice, Denise Albani. "Rimane un po' d'amarezza, nel senso che chiaramente le parole che furono usate nei miei confronti e nelle mie valutazioni non furono sicuramente edificanti", dice a Quarta Repubblica definendola "un po' una rivincita". Il motivo è chiaro: "Le valutazioni che sono state fatte dal punto di vista scientifico sono quelle che feci io nel 2016".
La sua consulenza era stata depositata allegata all'esposto che chiedeva alla procura di Pavia di riaprire le indagini. Indagini chiuse velocemente con l'archiviazione di Andrea Sempio dall'allora procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi sotto inchiesta per corruzione. "Ci sono diverse anomalie, questa mia relazione che fa il giro è finita nelle mani degli avvocati di Sempio", prosegue Linarello.
E aggiunge: "L'amarezza viene dalle parole utilizzate per il mio elaborato peritale all'interno della richiesta di archiviazione, dove si ritiene che io sia di parte e che la mia relazione tecnica sia priva di fondamento scientifico - spiega -. Talmente priva di fondamento scientifico che siamo ancora qui a discutere di quello che io avevo messo in evidenza nel 2016. Quel Dna, sebbene degradato, sebbene con dei limiti intrinseci, è un DNA comparabile. Lo compara il perito, lo abbiamo comparato noi, e matcha per 12 regioni delle 16 esaminate con il DNA di Andrea Sempio o della famiglia linea paterna maschile della famiglia Sempio. Il perito fa anche la comparazione con Alberto Stasi e nessuna di questi tracciati combacia con Alberto Stasi".
Anzi, "il risultato poteva già all'epoca escludere che quel Dna fosse di Alberto Stasi. La domanda viene fatta esplicitamente al professor De Stefano. E il professore sostiene che non riesce a dirlo. Hai fatto delle prove, non viene fuori nulla che tu ritieni scientificamente attendibile, ti dovresti fermare. E l'aggiunta 'non è possibile escludere che quel Dna appartenga ad Alberto Stasi' in qualche modo stona".
Da qui il sospetto su come quel DNA possa essere finito sotto le unghie della vittima. "Non lo può dire l'Albani, non lo può dire nessuno - mette le mani avanti il genetista -. Non abbiamo un metodo per datare il DNA, cioè noi non sappiamo in che momento quel DNA è stato depositato. I modi con cui quel DNA è stato depositato possono essere innumerevoli: un contatto mediato con oggetti, un contatto diretto, tutto è possibile, però bisogna capire che cosa è improbabile". E Linarello non esclude il contatto fortuito di Chiara Poggi con un oggetto: "È possibile che si avvenuto - conclude -. Ma è pari possibilità quella che invece sia un contatto diretto con le mani di Andrea Sempio, di un soggetto maschio appartenente alla famiglia Sempio. Non sappiamo qual è la concentrazione del DNA, cioè quanto ce n'è". Di certo, a detta di Linarello, ce n'è.