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Torino, milionario lascia tutto (per dispetto) alla badante

di Claudia Osmettimartedì 9 dicembre 2025
Torino, milionario lascia tutto (per dispetto) alla badante

3' di lettura

Che poi non è neanche una “ritorsione”. Dice (la corte d’appello di Torino) è un «dispetto ai parenti»: macché. Sembra, piuttosto, la legittima replica a un comportamento percepito come uno sgarbo. D’altronde è uno dei principi della scienza (si tratta di Fisica, in questo caso, non di Chimica che invece è la materia del protagonista di questa storia, ma fa lo stesso): a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Se lanci una pallina contro il muro è facile che rimbalzi e ti possa finire in faccia, se ti rifiuti ti accogliere in casa lo zio novantenne che ha bisogno non stupirti se ti disereda e lascia tutto alla badante.

Il testamento di Lido Frediani, che è stato un chimico di fama internazionale e che è morto nel 2020, è già finito davanti ai giudici almeno due volte. Adesso il secondo grado ha assolto la donna che gli è stata affianco negli ultimi giorni (e suo marito, un carabiniere) dall’accusa di circonvenzione d’incapace. Vero niente, la condanna (del tribunale piemontese) a quattro anni e quattro mesi più la provvisionale per le spese legali di circa 700mila euro è da rivedere, Frediani era perfettamente in sè quando ha deciso di lasciare un patrimonio di tre milioni di euro alla sua badante. Punto e basta. O meglio, c’è ancora la Cassazione a cui si appellerà il nipote, però, ecco, ora la strada è in salita. Queste 21 pagine della sentenza d’appello, nel faldone, pesano parecchio. Ripercorrono i mesi precedenti al decesso dello “zio Lido” e non sono proprio la fotografia di un idillio famigliare senza incomprensioni.

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Della serie: il nipote ha scoperto che Frediani è morto solo un anno dopo il suo funerale, nel 2021, e in quell’occasione ha appreso pure che era stato cremato. Prima, tuttavia, nel 2019, quando il chimico s’è rotto un femore e ha avuto alcune ischemie, dato che entrava e usciva dagli ospedali e dalle cliniche private, ha chiesto a una cugina e al nipote d’essere accolto in casa loro, ma gli han risposto picche. Per carità, non è che se ne sono disinteressati o se ne sono lavati la mani o l’han lasciato nei guai, però gli han prospettato soluzioni alternative (“ti portiamo da mangiare”, “assumiamo qualcuno”, “al limite pensiamo all’ospizio”). Lui non l’ha presa benissimo. Una badante l’ha assunta, sì, pure qualificata, un’operatrice sociosanitaria con ottime referenze, e cinque giorni dopo aver redatto il contratto di lavoro con lei ha firmato in suo favore anche il testamento. Alla faccia dei parenti tentennati.

È iniziata così l’inchiesta, su denuncia del nipote di Frediani: il primo grado gli ha dato ragione, ha sostenuto che la badante (assieme al marito) avesse approfittato della fragilità fisica e psichica del 92enne (in effetti quell’andirivieni dalla sala operatoria che sta a monte dell’intera vicenda ha segnato un suo «decadimento fisico e cognitivo lieve», anche se oggi la magistratura chiarisce che non ha intaccato la sua capacità di intendere e di volere), la corte d’appello ha ribaltato la decisione.

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L’anziano, stando a quanto emerso nel procedimento, ne ha parlato anche con alcuni amici e con qualche conoscente, si è sfogato con loro, ha criticato il rifiuto d’ospitalità della propria famiglia, se l’è legato al dito e ha spergiurtato che non avrebbe più voluto aver niente a che fare coi propri parenti (ha persino chiesto di installare un videocitofono «per evitare che potessero entrare» in casa sua). «In appena cinque giorni (i primi cinque di impiego della oss, ndr)», scrivono i giudici, cioè, «in un così ristretto limite di tempo, non si ritiene che l’imputata sia riuscita a carpire la sua fiducia e a indurlo a testare in suo favore scavalcando i parenti». Insomma: il fatto non sussiste (sussistono però altri reati per cui alla coppia è confermata una condanna a dieci e quattro mesi, tra cui l’essersi allontanata dal chimico fingendosi malata e non adempiendo ai suoi obblighi).

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