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Caso Eluana, ministro Sacconi

indagato per violenza privata

Silvia Tironi
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Il ministro del welfare Maurizio Sacconi è stato indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di violenza privata, in merito al caso di Eluana Englaro, la donna in coma vegetativo permanente da 17 anni. L'iniziativa è un atto dovuto dopo la denunciapresentata dai Radicali e necessario per inviare gli atti al competentetribunale dei ministri Il Tribunale dei Ministri dovrà ora valutare la fondatezza delle accuse. Secondo i Radicali "l'avvio dell'inchiesta è un atto dovuto", dopo la querela presentata nei confronti di Sacconi. Nella denuncia si ipotizza il reato di violenza privata aggravata nei confronti dei sanitari della casa di cura Città di Udine e si chiede di verificare in che termini le affermazioni di Sacconi avessero impedito di dar corso al decreto della corte d'appello di Milano. Ma sacconi non ci sta. Ed immediatamente replica alle accuse ricevute: "Non ho compiuto atti violenti verso alcun erogatore sanitario, per cui attendo fiducioso la rapida conclusione di questa iniziativa giudiziaria, per la quale l'intento dei querelanti appare, esso sì, intimidatorio". Il ministro ha poi sottolineato come fosse suo "dovere agire. Di fronte all'ennesimo tentativo di conferire dimensione penale alla legittima azione politico-amministrativa, segno della non risolta anomalia italiana ribadisco la mia serenità in quanto ho assunto con scienza e coscienza l'atto di indirizzo rivolto all'intero Servizio sanitario nazionale. Ho ritenuto mio dovere farloperchè Ponzio Pilato non fu certo un esempio di buon governo. Ho preso peraltro a fondamento della mia determinazione atti quali il parere del Comitato nazionale di bioetica e la Convenzione dell'Onu sui disabili, il cui disegno di ratifica è all'esame del Parlamento". A metà dicembre il ministero del Welfare aveva emanato un atto diindirizzo in cui si stabiliva che interrompere nutrizione e idratazionedelle persone in stato vegetativo persistente non è legale per lestrutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale. La città di Udine, la clinica che si era detta disponibile ad accogliere Eluana, dopo questo atto si era tirata indietro: "Il ministro potrebbe assumere provvedimenti che metterebbero arepentaglio l'operatività della struttura, e quindi il posto di lavorodi più di 300 persone, oltre che di quelli delle società controllate,ed i servizi complessivamente erogati alla comunità", recitava uncomunicato della casa di cura. "A nostro parere dopo le verifiche del tribunale dei ministri gli atti dovranno essere mandati alla giunta delle autorizzazioni a procedere - ha detto l'avvocato Rossodivita - pensiamo che sarebbe giusto che Sacconi non si trincerasse dietro i benefici delle attribuzioni del parlamentare e del ministro e si lasciasse, nel caso, processare".

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