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Scalata Antonveneta: dalle indagini alla sentenza

Tutte le tappe della vicenda che ha portato alla condanna di Fazio, Consorte e Fioroni

Andrea Tempestini
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La sentenza che ha visto la condanna di Fazio, Fiorani, Grillo e Consorte, arriva a quattro anni di distanza dall'avvio dell'inchiesta della procura di Milano sull'Opa, iniziata il 2 maggio del 2007. La procura meneghina avviò le indagini sulla scalata e aprì un fascicolo contro ignoti per aggiotaggio sull'Opa di Bpl ad Antonveneta. L'inizio dell'inchiesta frantumò il 'sogno' di Fiorani, rampante leader del piccolo istituto di credito lodigiano, di scalare il gigante Antonveneta opponendosi agli olandesi di AbnAmro. Pochi giorni dopo,il 17 maggio, Fiorani, Emilio Gnutti e altre 21 persone vengono iscritte nel registro degli indagati dalla Procura. Nel luglio del 2007 i pm sequestrarono tutti i titoli dell'istituto padovano detenuti da Bpi, e dai concertisti, gli alleati Emilio Gnutti, Stefano Ricucci, i fratelli Lonati e Danilo Coppola. Dal decreto che dispone il sequestro delle azioni emerge un'intercettazione telefonica tra il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, e Fiorani, che, secondo i pm, rappresenta la prova di un accordo fra i pattisti, che avrebbero rastrellato azioni Antonveneta attraverso società finanziate da Bpl. Successivamente il gip Clementina Forleo convalidò il sequestro delle azioni in portafoglio ai concertisti e notificò la misura itnerdittiva nei confronti di Fiorani e del direttore centrale finanza, Gianfranco Boni. Nel settembre del 2007 Fiorani si dimise dalla carica di ad di Bpl. A dicembre dello stesso anno l'inchiesta si allargò: vennero indagati l'interdo cda di Bpi (ex Bpl) e il presidente di Unipol, Consorte. Il gip Forleo trasmise al Parlamento 68 delle 73 telefonate che coinvolgevano esponenti politici nell'ambito delle inchieste Antonveneta-Bnl-Rcs e nelle due ordinanze che accompagnano la richiesta di autorizzazione a procedere, non risparmiò pesanti accuse nei confronti dei sei politici intercettati, definendoli senza mezzi termini "complici di un disegno criminoso". Tra questi, il senatore del Pdl Luigi Grillo Nel maggio del 2007 il gup di Milano, Luigi Varanelli, davanti al quale si è svolta l'udienza preliminare, ratificò 58 patteggiamenti di persone fisiche e sei di società. Tra coloro i quali escono dal processo c'è Stefano Ricucci (un anno di pena); patteggiano solo una parte delle accuse Fiorani (tre anni e tre mesi) e Consorte (dieci mesi). Grazie a questi patteggiamenti, nelle casse dello Stato vanno oltre 120 milioni di euro, frutto dei reati emersi nel corso dell'inchiesta. Al termine dell'udienza preliminare, il gup rinvia a giudizio Fazio e altre 16 persone. Il processo si aprì nell'ottobre del 2008. A febbraio 2010 Fiorani, interrogato in aula, raccontò che nella primavera del 2005 "Fazio mi disse che noi dovevamo superare il 50% per far fallire l'Opa di Abn Ambro. Queste cose si ricordano come fossero incubi di notte. Queste cose vengono fuori tutte le notti da 5 anni e mezzo. Ricordo non solo le parole, ma anche le fattezze e il modo in cui Fazio le ha dette". A gennaio del 2010 Fazio parlò per sei ore al processo, respingendo le accuse e rilancia contro Fiorani, che afferma averlo tradito: "Ha ordito una trama fraudolenta al solo scopo di trarre in inganno me e gli uffici di vigilanza per conseguire i suoi obbiettivi". A febbraio giungono le richieste dei pm: tre anni di reclusione per Fazio, un anno e tre mesi per Fiorani in continuazione con la pena già patteggiata, tre anni per gli ex vertici di Unipol Gianni Consorte e Ivano Sacchetti. Due anni e un mese per il parlamentare del Pdl Luigi Grillo, un anno e 3 mesi per Francesco Frasca, ex responsabile della vigilanza a Banca d'Italia. Chieste condanne severe anche per le società, tra cui la confisca di 39,6 milioni per Unipol, imputata per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità delle aziende per i reati commessi dai propri dipendenti.

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