Cerca
Logo
Cerca
+

Tutte le ombre su quei 900mila euro

Il caso Scajola scoppia un anno e mezzo fa. I pm: "Un sistema di favori". Storia di imbarazzi politici, gaffe e dubbi di procedura

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Un anno e mezzo di indagini incrociate, da Perugia a Roma. Con la prima Procura che decide di non indagare Claudia Scajola e la seconda, invece sì. E due ipotesi di reato: corruzione, non dimostrata, e ora finanziamento illecito ai partiti. Il caso della casa romana del ministro dello Sviluppo economico scoppia nell'aprile 2010 ed è un imbarazzo per tutti, Pdl e ministro stesso. Il sospetto della procura di Perugia che indaga sugli appalti del G8 è che l'imprenditore Diego Anemone abbia versato 900mila euro (con 80 bonifici da 12.500 euro l'uno) come "contributo" per l'immobile di via del Fagutale, a due passi dal Colosseo. Il ministro prima nicchia, poi si difende dicendo che qualcuno "ha pagato la casa a mia insaputa" ed infine, sotto le pressioni del Pdl e per effetto del gelo del premier Berlusconi, si dimette, anche se poi la Procura perugina archivierà la sua posizione. Come scrisse al tempo Gianluigi Nuzzi su Libero, l'idea di una cricca prende piede lentamente. Prima Bertolaso, poi Scajola, ora Pietro Lunardi vengono chiamati in causa da notizie spesso contraddittorie tra loro, imprecise, talvolta incerte ma il libro nero ancora non è stato aperto. Nella strategia dei pm perugini c'è stata però qualche ombra. Siamo di fronte - scriveva Nuzzi - a una macchina giudiziaria inedita nell'efficacia, nella determinazione e nel valore ad alto impatto mediatico, si legga bene mediatico, delle notizie raccolte. (...) Non ci sono più certi filtri, certi contrappesi che regolavano i rapporti tra tribunali e politica. La lista dei favori - Una sorta di nuova Tangentopoli ribadita, poi, in altra salsa un anno dopo, con l'inchiesta P4. Ma l'accusa a Scajola era pesante: quella di essersi fatto pagare tre quinti della sua casa romana da uno degli imprenditori della cricca cresciuta attorno alla protezione civile. Non solo. Emerge una "lista dei favori" di Anemone per il ministro, cui avrebbe pagato anche bollette di luce e gas, vacanze, multe. Fin dal 2001, l'imprenditore aveva rapporti economici con Scajola. Per la casa di via Fagutale, per esempio, secondo gli inquirenti ha messo a disposizione anche la caparra di 200mila euro. Una lista di favori che non riguardava solo Scajola. Soldi e bonifici per l' ex ministro Pietro Lunardi, auto di lusso per monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere del Papa.

Dai blog