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Cgil, solite barricate sull'articolo 18

Camusso: "La manovra è insopportabile. La norma sui licenziamenti è una norma di civiltà a cui un Paese democratico non può rinunciare"

Andrea Tempestini
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I sindacati scendono in piazza contro le possibili modifiche all'articolo 18 (che vieta i licenziamenti in mancanza di giusta causa nelle aziende che contano più di 15 dipendenti), un tema che per il ministro del Lavoro, Elsa Forner, non può più essere un tabù. nel giorno delle proteste lo stesso ministro prova a tendere la mano ai sindacati, ma dalle sigle arriva un netto rifiuto al dialogo. Soprattutto da  Susanna Camusso, segretario della Cgil, che ha usato toni asprissimi contro la Fornero, tanto che il ministro si è detto preoccupato "non tanto per sè" ma "per il Paese" per aver ascoltato delle parole che "pensavo appartenessero al passato". "Manovra insopportabile" - La Camusso, dalla piazza, ha picchiato duro. "In questa piazza c'è l'Italia che lavora. Le piazze del lavoro pubblico, come le altre, dicono no a una manovra che non è sopportabile". Poi il colpo anche al passato governo berlusconi: "Bisogna cancellare dal linguaggio la parola fannulloni". E ancora, sul cosiddetto "decreto salva-Italia": "Non pensino che la fiducia alla Camera e al Senato chiuda la partita. Il Paese così non va e non ci rassegnamo, perché cambiare si può". Quindi l'annuncio sulla lotta dura: "Continueremo il presidio durante l'approvazione della manovra. Il 24 saremo in piazza, non per rovinare il Natale a qualcuno ma perché per i lavoratori colpiti dalla manovra non sarà un Natale sereno". Sull'articolo 18 - La Camusso poi è passata al tema su cui annuncia barricate, ossia la difesa dell'articolo 18: "Una norma di civiltà che dice che non si può licenziare un lavoratore perché sta antipatico, ha opinioni politiche o fa il sindacato. Anche se non si applica a tutti è un deterrente contro la discriminazione. Un Paese democratico e civile non può rinunciarvi". La leader della Cgil ha aggiunto che "bisogna cambiare strategia per dare un futuro al Paese, perché non ci sono salvatori della patria con ricette giuste". Poi l'invito al governo a "ricominciare dai contratti e dal discutere. Venite nel Paese reale - ha tuonato -  e forse vi accorgerete che cambiando i criteri della previdenza il Paese non funziona più. Lo dico con brutalità: bisogna che il governo scenda dalle cattedre e si metta a discutere con i lavoratori e le parti sociali".

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