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Ecco la sua ultima intervista: "Sogno un 2012 così..."

Alla fine del 2011 il cantautore bolognese pensava al nuovo anno: canterò le nuove canzoni che amo come si amano figli meno fortunati

Lucia Esposito
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Istrionico, border-line e iconoclasta come pochi altri artisti, Lucio Dalla si diverte a stupire. I suoi colleghi non rischiano e producono a getto continuo raccoltone con tutti i “più grandi successi”? Lui no, rema controcorrente e squaderna il doppio album Questo è amore, con quattro inediti spiazzanti e tutti i lati B meno noti ma da lui più amati in 45 anni di carriera. Le canzoni nuove sono la passionale Anche se il tempo passa (Amore), la partenopea Anema e core arrangiata dal maestro D'Onghia, la swingante La leggenda del prode Radames e Meri Luis. Ma come, diranno i fan, Meri Luis è una canzone di 31 anni fa, che ha di nuovo? Giriamo il quesito a Lucio che replica: «Meri Luis è un brano inedito anche se non è inedito. Nel senso che era contenuto in un 33 giri del 1980 però questa versione che canto insieme a Mengoni è incredibile. Marco è un mago, forse il miglior interprete della sua generazione. Ha una voce… Però ascoltate anche Radames: è un gioco, un brano con cui andrei volentieri in gara a Sanremo. Non è cioccolatizzato o retorico come molte cose del Festival, sarebbe un petardo all'Ariston dove ho già fatto il serio anni fa, negli anni '60, quando in gara c'erano ancora Celentano e Tenco oltre a canzoni incredibili come Che sarà oppure Il cuore è uno zingaro». La disillusione fa parte del Dalla di oggi: «Tra i giovani cantautori non vedo più un Bersani, uno che scrive poesie. Mi piace Cesare Cremonini che ho ritrovato attore di Pupi Avati e per il cui film ho scritto la colonna sonora. Sono libero davvero, oggi posso permettermi di far quel che mi pare non essendo ingabbiato da richieste della casa discografica o da passaggi in radio. Vado un po' a c…o col mondo, è vero. Ma mi hanno spinto a questo: oggi non è più richiesta la scrittura di canzoni come Caruso o L'anno che verrà. Il mondo è dei tonti, di chi guarda la tv e defunge insieme a programmi televisivi come il GF. È una morte collettiva. A una canzone, pertanto, non è richiesta l'intelligenza, oggi pochi capirebbero un brano come Futura, basta la leggerezza di Radames». Il comunismo Anche la sinistra di Dalla è morta insieme ai suoi ideali: «All'epoca il disimpegno era fustigato dai benpensanti di sinistra, ci voleva l'impegno sociale, il dibattito… Oggi con chi ti impegni? Con chi dibatti? La soluzione non sta più nella collettività ma nell'individuo, nella riscoperta dell'ego sia nella politica che nella vita di tutti i giorni, arte e musica comprese. Uno che riesce al meglio in questo è Franco Battiato, un gigante. Io non fuggo dalla musica quando compongo una colonna sonora, faccio la regia di un'opera lirica come Pulcinella, scrivo un libro oppure apro una galleria d'arte. Mi diversifico, cambio territorio per non morire come quelli che intellettualmente spirano davanti alla tv». E l'anno che verrà di Dalla? «Il 2012 riprenderà da dove lascio il 2011. Sarò impegnato in un tour europeo, canterò queste canzoni che amo come si amano i figli meno fortunati ma pur belli: ascoltate il Coyote, La Notte, Quale allegria». A 68 anni Dalla ha ancora un sogno nel cassetto? «Un caro amico si deve operare d'appendicite e ho chiesto di assistere all'intervento, con tanto di camice e mascherina. Mi hanno dato il permesso… Sa, sono un curiosone». di Leonardo Iannacci  

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