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Rapporto Nimby sulle infrastrutture: Italia paralizzata dalle contestazioni

In prima fila tra i contrari alle opere da costruire non ci sono i comitati, ma i politi locali che si fanno promotori di iniziative di protesta

Nicoletta Orlandi Posti
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Italia paralizzata dall'effetto Nimby (Not in my back yard): sono ben 331 le infrastrutture e gli impianti oggetto di contestazioni (+3,4% sul 2010). In prima fila nelle proteste ci sono i politici locali. Sono questi i nuovi dati dell'osservatorio media permanente Nimby Forum, l'unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni ambientali contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. Di questi 331 progetti vittime di contestazioni, 163 sono i casi  emersi nel solo 2011, mentre i restanti 168 sono presenti nel database  Nimby anche a partire dall'edizione 2004. In generale, il 51% delle contestazioni emerge a fronte di progetti non ancora autorizzati e spesso allo stato di mere ipotesi. In prima fila, sul fronte della   protesta, non ci sono più i comitati, che si attestano al 18,9%,   contro il 25,4% del 2010, ma i soggetti politici locali, che si fanno promotori di contestazioni nel 26,7% dei casi (nel 2010 esprimevano il  23%). Significativo, a questo proposito, anche il ruolo giocato dai comuni, al secondo posto tra i soggetti contrari agli impianti (19,7%), ma che ritroviamo al primo posto nella classifica dei più attivi nell'appoggiare le opere contestate (22,5%). Veri e propri   'aghi della bilancia', i Comuni hanno la capacità di favorire la   concretizzazione di un progetto o di determinarne un lento oblio.  Relativamente all'azione dei comitati, il 2011 registra un'evoluzione del fenomeno: pur arretrando rispetto a soggetti politici locali e comuni, il variegato universo dei comitati agisce in maniera più strutturata e mirata. Non a caso, sul totale   delle iniziative di comunicazione promosse dai soggetti 'oppositori', il 54,1% proviene dai comitati.  Nel 2010, il dato era pari alla metà. L'azione dei comitati rientra nel più ampio cluster delle contestazioni popolari. Questa macro-suddivisione vede le istanze popolari al primo posto con il 36%, seguite da quelle della politica con il 29% (nel 2010 erano al 25%) e dalle contestazioni promosse dagli enti pubblici, con il 23,6%. In ogni caso, anche nel 2011, i   soggetti favorevoli continuano ad essere spettatori silenti delle contestazioni: solo nell'8,1% dei casi si fanno promotori di iniziative di comunicazione, veicolando in maniera pubblica e palese le proprie ragioni. Dall'analisi dei dati secondo un criterio geografico emerge come  la sindrome Nimby stia contagiando in maniera particolare e inedita le regioni del Centro Italia, in cui nel solo 2011 emergono 45 nuovi casi di contestazioni. Esattamente lo stesso numero censito dall'Osservatorio per l'area del Nord Est, che tradizionalmente rappresenta l'epicentro del fenomeno contestatorio.

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