I giornali lodano Draghi pensando ai propri azionisti, non ai lettori (per loro cambia nulla)

Franco Bechis

E’ una festa. Di più: un tripudio. La grande stampa nazionale e internazionale sommerge di lodi il governatore della Bce, Mario Draghi, per la decisione di acquistare 60 miliardi di euro al mese di titoli di Stato e obbligazioni pubbliche fino al settembre 2016: mille miliardi di euro, e forse più, che secondo i vari commentatori sarebbero in grado di “rivitalizzare l’economia europea”. Ha ragione di festeggiare la stampa? Tanta, se pensa ai propri azionisti, che in Italia in gran parte sono banche. Assai meno se poensa ai propri lettori, perchè alla loro vita la scelta di Draghi cambierà nulla o comunque poco, e non sempre in meglio. Quei mille miliardi infatti non arriveranno tanto poer cambiare ai popoli di Europa, ma saranno liquidità che circolerà fra le istituzioni e che giungerà dentro il sistema bancario. Non è la prima volta che Ue e Bce adottano misure in favoire di Stati e delle loro banche, e fino ad oggi non hanno inciso mai nell’economia reale dei vari paesi, sul benessere della popolazione. Può essere- come si è detto in alcuni casi- che salvare lo spread di qualche Stato o molte banche dal fallimento abbia evitato un peggioramento ancora più brusco della vita quotidiana dei cittadini europei. Ma è da dimostrare. Mentre è certo che ogni iniezione di liquidità alle banche non si è poi riversata in credito che circolava nell’economia reale per favorire investimenti di imprese e consumi di cittadini. Quel che sta per avvenire è ancora una volta destinato a quel circolo ristretto: si creerà nuova liquidità, sostanzialmente in un modo alternativo alla scelta più classica che la Bce non può adottare: stampare moneta. Con la differenza che la moneta finirebbe nelle tasche di tutti, mentre la liquidità creata dal nulla andrebbe a beneficio (poco) dei titoli dei debiti pubblici, che costrebbero meno a chi li emette, e nei conti di istituzioni finanziarie, banche centrali e banche private. L’Italia ha già spread molto bassi, e il beneficio ai suoi conti pubblici sarebbe poca cosa con un ulteriore piccola discesa degli spread. In compenso i cittadini italiani che in gran parte hanno in mano quel debito, prenderanno meno interessi: la manovra di Draghi li danneggerà. Fra gli scopi non secondari della Bce con questa scelta c’è anche quello di creare inflazione, nella speranza di farla crescere fino al 2 per cento. Va bene agli economisti, un po’ meno alla gente comune, che avrebbe prezzi di nuovo in crescita con stipendi spesso tagliati o nella migliore delle ipotesi fermi. Terzo motivo: fare scendere ancora il valore dell’euro rispetto al dollaro, per facilitare esportazioni in America o Asia di merci europee e attrarre investimenti americani o asiatici in Europa. Qui il ruolo della Bce si è dimostrato marginale: l’euro si è già deprezzato del 20% sul dollaro in meno di sei mesi, e gran parte di questa discesa è venuta dal cambiamento di politiche monetarie della Federal Reserve: l’economia Usa è ripartita grazie al motore più tradizionale (l’edilizia residenziale), ed è inutile pagare caro come è stato fatto per sostenere le esportazioni americane. Dunque, sotto il vestito di Draghi nulla o quasi di buono per gli abitanti del vecchio continente. Festeggiano le banche azioniste die grabndi giornali, felici per quei titoloni. Meno i lettori che giustamente ogni giorno che passa lasciano quelle copie in edicola. Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis