Bersani, fatti più in là. Firmato: minoranza Pd
Pierluigi Bersani è stato segretario del Pd e pure candidato premier, rimediando una batosta di quelle che raramente si erano viste a sinistra, dove pure non erano mancate. Si può capire come oggi dentro la ditta facciano un po' fatica a identificarlo come leader. Perfino la minoranza di quel partito, che tale viene chiamata ma è composta di anime assai diverse fra loro. Un po' più sorprendente è che in privato non pochi compiano un passo ulteriore, lasciando intendere di male sopportare il protagonismo dell'ex di queste settimane. Come se gridassero: “Pierluigi, fatti più in là..". ”Rispetto Bersani”, confida un altro dei capi partigiani della resistenza a Matteo Renzi, “però mi sembra che abbia cercato un eccesso di protagonismo, per giocarsi quella partita a livello personale”. C'è un po' di invidia forse per le numerose ospitate mediatiche dell'ex segretario del partito. Ma anche una preoccupazione non secondaria per l'occupazione di spazi ristretti, che ovviamente ne tolgono ad altri. Ha dato fastidio ad esempio il pressing vincente di Bersani su Roberto Speranza per ottenere le sue dimissioni: così si è persa una postazione strategica, solo per fare vedere il potere dell'ex padrone della ditta. Gli altri capi partigiani temono che la strategia di Bersani sia soprattutto puntare al dopo: creare una scialuppa di salvataggio degli oppositori riconosciuti e per questo non silurabili da Renzi nelle candidature alle prossime elezioni. Temono che questo grande agitarsi segua la sirenata fatta da Dario Franceschini alla riunione del gruppo, quando ha magnificato il listino dell'Italicum facendo intendere che chi oggi avesse combattuto a faccia aperta e non sottobanco avrebbe potuto trovare lì la ricompensa. Non moltissimi dunque i partigiani, e già così divisi. Prima che riescano ad organizzare la resistenza, Renzi se li mangerà tutti in un boccone… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis