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Lavoro: Anmil, un minore su 15 si guadagna da vivere con le proprie mani

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Roma, 27 apr. (Labitalia) - "In Italia sono circa 260mila i ragazzi e le ragazze fra i 7 e i 15 anni che lavorano, pari al 7% della popolazione in questa fascia di età; in pratica un minore su 15 si guadagna da vivere con le proprie mani". E' quanto emerge da un'elaborazione Anmil su dati Save the children 'Lavori ingiusti', resa nota visto che l'Ilo quest'anno ha dedicato le Giornate mondiali del 2018 sulla salute e la sicurezza sul lavoro e quella contro il lavoro minorile al miglioramento della salute e sicurezza dei giovani lavoratori. I minori italiani lavorano soprattutto nella ristorazione (18,7%) come baristi, camerieri, aiuti cuoco o nei panifici; nel commercio (14,7%) come commessi di negozi o ambulanti; in agricoltura (13,6%) come braccianti o aiutanti in allevamenti. Ci sono poi minori che lavorano come meccanici, parrucchieri (8,9%), babysitter (4%) o nei cantieri (1,5%). I minori italiani lavorano soprattutto per aiutare le famiglie (nel 40% dei casi), molti (1 su 2) lo fanno anche per avere soldi propri o solo perché gli piace (26%). Solo l'11% dei minori ritiene pericoloso il lavoro che svolge. In Italia ogni anno sono circa 6.000 i minori infortunati sul lavoro rilevati ufficialmente dall'Inail; di questi 3.800 sono maschi (pari al 63% del totale) e 2.200 femmine (37% del totale). Nella stragrande maggioranza dei minori infortunati, si tratta di apprendisti (artigiani e non) di 16 o 17 anni operanti nell'industria manifatturiera, ristorazione, commercio, agricoltura e costruzioni. Le regioni in cui si verifica il maggior numero di infortuni minorili sono al Nord, in particolare Lombardia (18,3% del totale nazionale), Veneto (10,6%), Piemonte (6,9%) ed Emilia Romagna (4,9%). I minori stranieri che lavorano in Italia e si sono infortunati nel 2013 sono circa 500, pari all'8% dei minori infortunati; per il 70% sono maschi e il 30% femmine. Le comunità di minori stranieri più colpite da infortuni sono Albania (12,3% dei minori stranieri infortunati), Marocco (11,4%) e Romania (11,2%). "Quello degli infortuni sul lavoro -commenta con Labitalia il presidente Anmil, Franco Bettoni- è l'aspetto più grave ed estremo del fenomeno del lavoro minorile, già di per sé molto preoccupante per il nostro Paese. E' l'ultimo anello di quella catena povertà-ignoranza-lavoro minorile che occorre spezzare quanto prima con un programma urgente di interventi che pongano come obiettivo primario la diffusione capillare, soprattutto tra i giovanissimi e gli studenti, della responsabilità e della cultura della sicurezza". "Purtroppo -aggiunge Bettoni- dati completi sugli infortuni occorsi a questa particolarissima categoria di lavoratori non sono disponibili, in quanto per i giovanissimi al di sotto dei 16 anni, che è l'età legale di accesso al lavoro stabilito dalla legge 29 del 2006, si tratta di lavoro irregolare che sfugge alle statistiche ufficiali". "I dati più recenti -sottolinea- diffusi da Inail, parlano di circa 6.000 infortuni sul lavoro occorsi a minori, ma si tratta soltanto di quella fascia di lavoratori legali di età 16-17 anni che vengono regolarmente denunciati dalle aziende; per gli altri, e sono certamente molti di più, i dati affondano nella immensa voragine del lavoro nero".

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