Pensioni tagliate, qua salta in aria tutto il governo. "Se volete...", a Di Maio e grillini trema la poltrona
Tutti i quotidiano parlano di "guerra aperta" sulle pensioni. Luigi Di Maio non molla e conta di tagliare gli assegni nonostante le veementi proteste della Lega. Una guerra tutta politica, sulla pelle degli italiani. Leggi anche: Reversibilità, il piano diabolico dei grillini per rovinare le nonnine Il taglio delle cosiddette "pensioni d'oro", d'altronde, è uno storico cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, finito anche nel contratto di governo con Matteo Salvini. C'è però da capire cosa si intenda per "d'oro". Nel contratto, ricorda il Fatto quotidiano, si dichiarava la necessità strutturale di sforbiciare gli assegni sopra i 5mila euro "non giustificati dai contributi versati" per garantire "maggiore equità sociale". Un modo, insomma, per rendere più giusto il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo coronato dalla macelleria della riforma Fornero. Inizialmente, Lega e M5s erano d'accordo sul tetto annuo di 80mila euro, 4mila euro netti al mese. Il guaio è che insieme al taglio c'è il desiderio, da parte di Di Maio, di alzare a 750 euro l'assegno dei pensionati minimi (oggi a 450 euro), che vivono quasi tutti al Sud, "il bacino elettorale dei grillini". Le rimostranze leghiste, compresa quella del super-esperto previdenziale Alberto Brambilla, consigliere di Salvini, che ha definito "inattuabile qualsiasi ricalcolo contributivo", sono state bollate da Di Maio come le parole del "fronte dei Privilegiati". Non una gran base per trattare. "Non voglio entrare in uno scontro - è il commento del vicepremier grillino, nonché ministro del Welfare - ma nel contratto di governo abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d'oro: se qualcuno vuol dire che il contratto non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti". E se il contratto si rompe, si rompe anche il governo.