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Pensioni: Brambilla, 'riscatto laurea utile per contributi, non per anticipo età'

AdnKronos
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Roma, 29 ago. (Labitalia) - "Il riscatto agevolato degli anni di studio legati al conseguimento della laurea è senz'altro utile per anticipare l'anzianità contributiva necessaria per il pensionamento, ma non serve per anticipare l'età di pensione". Così, con Adnkronos/Labitalia, Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali e docente universitario, commenta il boom di richieste di riscatto degli anni di laurea nei primi mesi del 2019. "La norma che ha introdotto il riscatto agevolato -prosegue il professore- è pensata solo e soltanto per coloro che andranno in pensione con cosiddetto 'contributivo puro' ossia quelli che al gennaio 1996 ancora non avevano versato contributi. Ma proprio questa categoria, a cui si rivolge il dl 4/2019, ha regole di pensionamento diverse rispetto al resto dei lavoratori. E questo riproduce ancora una volta una frattura fra giovani e anziani nel nostro sistema previdenziale". Per capire bene dove origina la frattura, evidenzia Brambilla, bisogna fare un passo indietro e ricordare appunto le regole per i cosiddetti 'contributivi puri'. "Questa tipologia di lavoratori, che sono per lo più giovani o al massimo quarantenni, può lasciare il lavoro con una pensione anticipata -spiega il professore- con 64 anni di età e due mesi, 20 anni di contributi e un assegno che arrivi ad almeno 2,8 volte il minimo, ossia almeno 1.300 euro. Oppure può andare in pensione con 67 anni di età, 20 di contributi e un assegno pari ad almeno 1,5 volte il minimo ossia circa 680 euro". "In entrambi i casi -prosegue Brambilla- visto il momento che dura ormai da diversi anni, non felicissimo per l'occupazione dei giovani e ancor più per gli stipendi che non sono certo elevatissimi, sarà difficile che i 'contributivi puri' possano andare in pensione a 64 o a 67 anni, come invece potrà fare più agevolmente chi andrà in pensione col contributivo misto, che prevede la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi per i maschi (1 anno in meno per le donne) indipendentemente dall'età anagrafica". Insomma, puntare sul riscatto di laurea per anticipare l'età della pensione non serve, spiega Brambilla: "E questo è sbagliato. Bisognerebbe invece -sottolinea il professore- unificare le regole, uniformare i due sistemi anche perché se uno si paga i contributi non c'è un problema di sostenibilità economica". "Il governo che arriverà, se arriverà, dovrà mettere mano anche a questa norma -conclude Brambilla- e renderla più equa verso i giovani che adesso lavorano e che rischiano di dover aspettare fino ai 75 anni, come giustamente aveva fatto notare l'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, per andare in pensione".

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